I fantasmi di Tsushima

Come abbiamo visto nel precedente articolo dedicato a questa importante esclusiva Playstation 4, che potete trovare a questo indirizzo > SPECIALE GHOST OF TSUSHIMAGhost of Tsushima sarà una storia essenzialmente fantastica, anche se saldamente radicata in un contesto storico preciso ed affascinante, l'invasione mongola realmente avvenuta nel 1278.

Il gioco, in arrivo durante questo 2019, è sicuramente interessante non solo perché è il nuovo mastodontico progetto di uno studio che ha creato alcuni grandi classici per PlayStation (Infamous, Sly Racoon..) ma anche perché si fa carico di esplorare un ambiente unico ed un periodo storico che ha non ha mai ricevuto, specialmente da devteam occidentali, molta attenzione finora.
Ad un livello meramente superficiale, Ghost of Tsushima parrebbe il classico titolo ambientato durante l'epoca del Giappone feudale, ma tuffandoci più a fondo nella storia e negli eventi attentamente selezionati da Sucker Punch, appare chiaro fin da subito che l'aspetto storico è molto curato, anche se in maniera artistica. Nel precedente articolo avevamo dato un'occhiata molto rapida a le invasioni mongole in Giappone. Il plurale è dovuto al fatto che furono tentati, a distanza di alcuni anni due assalti allo Shogunato nipponico: il primo avvenne nel 1274 e il secondo nel 1281. Ghost of Tsushima è ambientato durante la prima invasione mongola, quella avvenuta nel 1274, in questo appuntamento, esamineremo le cause scatenanti e alcuni personaggi storici per ottenere un quadro più esaustivo degli eventi che il gioco ci narrerà. Pronti al tuffo nel passato? Bene, perché stavolta si parlerà di Storia, non di videogiochi. Buona lettura, stavolta è il caso di scriverlo.

Kublai Khan era il quinto Khagan dell'Impero mongolo, regnò dal 1260 al 1294.
Fondò la dinastia Yuan in Cina, una dinastia nata dalla sua conquista avvenuta nel 1271. Governò come il primo imperatore Yuan fino alla sua morte (nel 1294). 

Nella seconda metà del XIII secolo, il potere di Kublai Khan (nipote di Gengis Khan) era al suo apice, avendo stabilito il totale dominio sulla Cina settentrionale, fino al Medio Oriente, spingendosi fino alle parti meridionali della Russia. Persino il regno di Goryeo (che attraversava la penisola coreana) aveva mantenuto la sua indipendenza solo formalmente e di fatto era un vassallo dell'impero mongolo. Il Giappone era il prossimo obiettivo sulla tappa di conquista del potente impero Mongolo.
Kublai Khan successe al fratello maggiore Mongke nel ruolo di Khagan nel 1260, ma dovette sconfiggere il fratello minore Ariq Boke nella guerra civile di Toluid che durò fino al 1264. Tuttavia, dopo aver imposto vasti dominii e aver sistemato gli affari di famiglia (era quasi una consuetudine all'epoca) Poteva occuparsi della sua campagna di conquista.
Il suo regno si estendeva dall'Oceano Pacifico al Mar Nero, dalla Siberia a quello che ora è l'Afghanistan, ma il quarto figlio di Tolui, aveva posato l'occhio sul piccolo arcipelago giapponese.
Nel 1266, Kublai inviò due ambasciatori con una lettera indirizzata "al re del Giappone" che si tradusse come segue, tenendo conto dei 750 anni passati, della forma arcaica e della scrittura dello stesso imperatore mongolo, che usò saggiamente una serie di carambole linguistiche per minacciare, ma in maniera sommessa, non è facile risalire alla corretta formulazione della medesima.

Colui mandato dai cieli, il grande imperatore mongolo, invia questa lettera al re del Giappone. 
I sovrani dei piccoli paesi, condividendo confini l'uno con l'altro, sono da tempo preoccupati di comunicare tra loro e diventare amici. Soprattutto da quando il mio antenato governò al comando del cielo, innumerevoli paesi che da lontano contestarono il nostro potere e rimproverarono la nostra virtù. Goryeo rese grazie per il mio cessate il fuoco e per aver restaurato la terra alle persone, quando salì al trono. 
La nostra relazione è feudale come un padre e un figlio. Pensiamo che tu lo sappia già. Goryeo è il mio affluente orientale. Il Giappone era alleato con Goryeo e talvolta con la Cina sin dalla fondazione del vostro paese; tuttavia, il Giappone non ha mai inviato ambasciatori sin dalla mia ascesa al trono. Abbiamo paura che il vostro Regno debba ancora saperlo. Quindi abbiamo inviato una missione con la nostra lettera esprimendo in particolare i nostri desideri. Entra in relazioni amichevoli da ora in poi. Pensiamo che tutti i paesi appartengano ad un'unica famiglia. Come sappiamo di stare nel giusto, a meno che non lo comprendiamo? Nessuno vorrebbe ricorrere alle armi". 
Parte della lettera di Kublai Khan
Durante i suoi primi anni Kublai Khan fu fortemente attratto dalla cultura cinese contemporanea e invitò Haiyun, il principale monaco buddista nel nord della Cina, in Mongolia, a insegnargli la filosofia del buddismo.

Nonostante la lettera ed il tono espresso fosse piuttosto cortese per gli standard mongoli, le banalità diplomatiche e la promessa di relazioni amichevoli sembravano nascondere un messaggio molto più pratico: "diventare vassalli come Goryeo, o verrete soggiogati con la forza".
La lettera fu inoltrata alla corte imperiale giapponese a Kyoto e al Bakufu (lo Shogunato) a Kamakura e arrivò due anni dopo la sua partenza, nel 1268. Uno degli ambasciatori che la consegnò, altri non era che un ambasciatore di Chungnyeol, il precedente re della Corea, formalmente deposto da Kublai Khan. Apparve tuttavia chiaro fin da subito che la minaccia era tangibile e concreta, le fazioni all'interno del tribunale imperiale giapponese discutevano su come rispondere alla lettera, e alla fine fu presa la decisione di non rispondere affatto al despota mongolo che aveva rivolto il suo sguardo di conquistatore sulla nazione. La vaga formulazione del messaggio, la mancanza di termini chiari e precisi, lo stile ricercato ma estremamente scortese, probabilmente portò i dignitari giapponesi a credere che Kublai Khan fosse già pronto alla conquista, rendendo superflua una risposta. Anche la famiglia imperiale si convinse. Anche se avevano realizzato che ignorare l'Imperatore mongolo equivaleva ad iniziare una guerra, i giapponesi d'altro canto, non erano entusiasti all'idea di arrendersi, quindi non c'era una facile soluzione diplomatica.
Ci sono in realtà teorie che sostengono che la lettera avrebbe potuto avere l'onesta intenzione di cercare relazioni amichevoli con il popolo giapponese, l'intenzione di Kublai Khan era recidere i legami commerciali giapponesi con Sung (l'area sud-orientale della Cina) che l'impero mongolo si stava preparando ad invadere. Tuttavia questo rimane un mistero storico, e come tale, di difficile interpretazione. Non sono state ritrovate (ad oggi) fonti ritenute sufficientemente valide storicamente, anche se a giudicare dal numero di ambasciatori mandati, e dalla costante ricerca di una diplomazia con la corte giapponese, è improbabile che fossero tentativi pacifici di instaurare uno scambio culturale o commerciale.

Parte dell'invasione mongola della Cina e delle campagne di Kublai Khan

Seguendo la decisione di ignorare il messaggio, il Bakufu guidato dallo Shikken (il Reggente dello Shogun) Tokimune Hojo, iniziò immediatamente a solidificare le sue difese contro una possibile invasione, mentre la corte imperiale sotto l'imperatore Tsunehito, ordinò di recitare preghiere in tutto il Giappone, chiedendo agli déi la protezione divina, perché sapevano della potenza militare mongola.

Tokimune Hojo è anche presente in Civilization IV
Avete notato l'emblema/mon posto sulle sue spalle?
Ricorda qualcosa no?

Non avendo ricevuto risposta, Kublai mandò di nuovo i suoi ambasciatori a Gyoreo alla fine del 1268, e il re Chungnyeol inoltrò nuovamente i suoi inviati in Giappone, lui e la sua corte erano preposti alla diplomazia. Questa volta non c'era nessuna lettera personale, poiché gli inviati cercavano semplicemente una risposta al messaggio precedente. La corte imperiale chiese molta moderazione in questi cruciali momenti di rapporti di "buon vicinato" ma il Bakufu optò di privilegiare una linea dura e si rifiutò di ricevere e persino rispondere agli ambasciatori. Gli inviati coreani, estremamente offesi per il gesto ricevuto, rapirono due isolani proprio sull'Isola di Tsushima, questa è la prima volta che l'isola è coinvolta nel conflitto storicamente, successivamente, i vassalli coreani tornarono a casa.
I due isolani furono restituiti da un'altra delegazione di ambasciatori l'anno successivo, erano stati trattai come ospiti, ma anche come prigionieri. L'intento simbolico era chiarissimo: Il Giappone sarebbe stato trattato come un nobile di alto lignaggio, ma pur sempre uno schiavo.
Ancora una volta, l'intento della corte imperiale di fornire una risposta al Kublai Khan, fu bloccato dal Bakufu, che aveva effettivamente il controllo del governo e dell'esercito giapponese. Alla fine Kublai Khan decise spazientito che ne aveva abbastanza della mediazione coreana, così ordinò a un nuovo messaggero di recarsi direttamente in Giappone alla fine del 1269. Questi raggiunse la costa del Giappone nel 1272, ma ancora una volta fu mandato a casa a mani vuote. Un'ultima missione guidata dallo stesso ambasciatore mongolo raggiunse il territorio giapponese nel 1273, ma l'accesso a Kyoto fu ancora una volta negato. Ogni tentativo dell'imperatore mongolo di ricevere qualsiasi tipo di risposta da entrambe le parti del governo giapponese era fallito. Era tempo di guerra.

Il Bakufu durante il periodo Edo era anche la residenza di un sovrano militare.
Più tardi assunse il significato stesso di governo militare centrale.
Nella pic, una scuola di Bakufu.  

Mentre questa infruttuosa diplomazia stava accendendo l'animo belligerante del Khan, lo Shogunato/Bakufu stava facendo uso del tempo residuo prima dell'imminente invasione, per avvertire i signori feudali di tutto il Giappone sul pericolo, spostando repentinamente le forze armate nel Kyushu occidentale, per formare una prima linea di difesa. I mongoli, d'altro canto, erano impegnati a stabilire la dinastia Yuan, sconfiggendo le ultime sacche di resistenza nel loro dominio a Gyoreo, e facendo progressi seri nel citato stato di Song. Questo particolare scenario storico, liberò abbastanza forze per attaccare il Giappone. Nel 1274, l'Impero Mongolo era pronto per la sua prima invasione, riunirono una flotta di 15.000 soldati mongoli e cinesi - sostenuti da più di 8.000 coreani - e imbarcarono 300 grandi navi e oltre 400 più piccole (vale la pena ricordare che molti storici considerano tali numeri esagerati, come è comune nelle fonti più antiche ).

La Flotta di Kublai Khan era il risultato di generazioni di ingegneria e sviluppo cinese. 
Queste navi da guerra erano veloci ed imponenti, le più avanzate del mondo durante il periodo medioevale. Tuttavia questa superiorità schiacciante andò persa, sprecando il suo vantaggio navale con attacchi mal eseguiti contro Giappone, Vietnam e Giava

I primi colpi dell'invasione furono sparati sull'isola relativamente indifesa di Tsushima il 5 ottobre 1274. Nel pomeriggio, gli abitanti delle isole furono sorpresi dalla vista della spaventosa armata mongola che navigava al largo della loro isola e che si avvicinava minacciosamente. 
Verso le 16:00, otto navi lasciarono la formazione e circa 1.000 soldati mongoli sbarcarono a Komodahama (la spiaggia di Komoda). Ricevettero il caloroso benvenuto da circa 80 samurai del signore feduale, sostenuti dalla popolazione locale e guidati dal governatore locale, Sokekuni Sou. Ma non ci fu alcuna possibilità di volgere a loro favore la battaglia, la superiorità numerica delle forze Mongole era schiacciante. Verso sera, le truppe Mongole avevano completamente assicurato la costa ed avevano già stanziato truppe e iniziato a costruire avamposti, alcuni drappelli avevano già iniziato ad avanzare nelle città dell'isola, l'ordine era chiaro: massacrare tutti gli abitanti di Tsushima, ogni villaggio era da dare in pasto alle fiamme e radere al suolo, gli abitanti dovevano essere tutti uccisi. I pochi samurai rimanenti tentarono un'ultima carica di cavalleria sulla spiaggia, ma ciò risultò del tutto inefficace. I coraggiosi difensori delle isole furono tutti macellati, insieme a molti abitanti del villaggio e ai pescatori che si erano uniti alla lotta. Sokekuni Sou stesso morì in battaglia.
Prima della sua morte, tuttavia, Sokeuni ordinò a due servitori di fuggire dall'isola su una piccola barca. I due fratelli, chiamati Kotaro e Jiro Hyoue, furono incaricati della missione di informare le autorità di Kyushu dell'invasione mongola in arrivo.

La morte di Sokekuni Sou

Nonostante le numerose avversità incontrate, Jiro e Kotaro, riuscirono a svolgere con successo la loro missione e persino continuare a combattere durante entrambe le invasioni mongole. Alla fine furono uccisi in una azione di accerchiamento, nel 1281 durante la battaglia sull'isola di Taka. Tuttavia avevano consegnato il messaggio: l'isola era perduta. I Mongoli avevano invaso la loro amata terra.
I fratelli riuscirono anche a spiegare vagamente le tattiche utilizzate dall'esercito mongolo.
Questa era la prima volta che i samurai incontravano un nemico molto diverso che impiegava tattiche completamente sconosciute. I guerrieri giapponesi erano abituati a combattere onorevolmente, per lo più in duelli individuali, durante i quali i combattenti arrivavano addirittura a chiamarsi per nome prima di impegnarsi nello scontro. Il tiro con l'arco in Giappone era una disciplina bellica di natura avanzata, ma non aveva quasi valenza come arma strategica, i samurai infatti puntavano i loro archi e le loro frecce, su singoli bersagli invece di concentrare il fuoco su truppe.
D''altra parte, i mongoli non avevano scrupoli. Le loro armi più temibili erano la cavalleria e gli arcieri a cavallo, ma potevano contare su un numero ristretto di cavalieri, essendo venuti dal mare, quindi la maggior parte di loro erano truppe di fanteria composte da coreani o cinesi. 
I mongoli ricorsero ad attacchi di fanteria in massa (simili a falangi) che avrebbero aperto e circondano i pochi che riuscivano ad avvicinarsi. Inoltre non avevano scrupoli ad infilzare i cavalli nemici sulle loro lance. I loro archi corti compositi erano tecnicamente superiori agli archi samurai, e venivano impiegati diversamente, sparando grandi raffiche in cielo, che poi piovevano sui ranghi nemici. Usavano anche veleno, il fuoco e le frecce esplosive, insieme a granate fatte con sfere di ceramica piene di polvere da sparo usate per devastare e terrorizzare i cavalli dei nemici. Non esisteva alcun concetto di onore sul campo di battaglia, e non sono poche le cronache all'epoca di samurai infilzati alle spalle, mentre combattevano un nemico frontalmente.

La feroce battaglia di Hakata, successiva a quella di Tsushima
Lo Shogunato schierò 6000 samurai sulla costa

È interessante notare che ci sono resoconti contrastanti su quanto il tiro con l'arco e le tattiche giapponesi siano state realmente efficaci contro i mongoli, con affermazioni di ufficiali nipponici cecchini che testimoniano di aver avuto successo. Alcune fonti suggeriscono anche che le formazioni mongole non erano così coese come altre cronache sostengono. Tuttavia, c'è un dettaglio interessante: le prime lame Tachi usate dai Samurai erano troppo lunghe e sottili per le armature mongole, quando queste lame colpivano la spessa armatura di cuoio bollito indossata dai Mongoli, si flettevano, senza causare danni. Ciò ha innescato un processo di attenta revisione della spada giapponese che porterà poi alla creazione della Katana più corta e più robusta, come adesso conosciamo.
Dopo aver conquistato Tsushima, i Mongoli si trasferirono sull'isola di Iki il 14 ottobre, poi sull'isola di Hirado, Taka, Nokono tra il 16 e il 17 ottobre, travolgendo e schiacciando i difensori giapponesi. La strada per il Giappone era praticamente aperta.
L'esercito mongolo sbarcò infine nella baia di Hakata nel Kyushu, il 19 ottobre, dando il via a una serie di feroci scontri noti come la battaglia di Bun'ei. 
Le forze giapponesi nell'area erano spesso inferiori rispetto a quelle Mongole, le cronache raccontano che fossero schierati un buon numero di truppe giapponesi, mentre i mongoli godevano solo della loro superiorità navale schiacciante.
Per ordine di Tokimune Hojo, i giapponesi avevano passato i mesi prima dell'invasione a ricostruire diversi castelli tra la costa e la sede locale del governo a Dazaifu, insieme a fortificazioni e alti baluardi da cui difendersi. I comandanti giapponesi erano piuttosto inesperti nel controllare grandi unità da battaglia, poiché l'ultimo conflitto maggiore in cui il Giappone era stato coinvolto, era avvenuto nel 1221, più di cinquanta anni prima. Ciò causò il rapido avanzamento dei mongoli attraverso l'iniziale opposizione guidata da Yasunari Kikuchi e Kakue Shoni. Tuttavia, i samurai di Shoni riuscirono ad infliggere pesanti perdite agli invasori, e suo figlio Kagesuke riuscì a ferire gravemente il comandante mongolo (Liu Fu-Hsiang) ad Akasaka colpendolo a cavallo con una freccia ben mirata. Durante questi ripetuti scontri ci sono molti aneddoti di guerra, sortite, affondi, che i due eserciti si infilssero a lungo. A Torikai-Gata, il comandante giapponese Takesaki Suenaga attaccò un esercito di migliaia di soldati cinesi Yuan riuscendo a tenerli bloccati abbastanza a lungo, consentendo l'arrivo di rinforzi sotto Michiyasu Shiraishi, che alla fine ha respinse i Mongoli, infliggendo pesanti perdite. I Mongoli però preferivano usare i soldati coreani e cinesi (precedentemente soggiogati) per queste schermaglie, conservando le loro migliori falangi per le battaglie più impegnative. Tuttavia, ai posti di comando, c'erano solo ufficiali dell'esercito Mongolo che riportano sonore batoste.

Kagesuki Shoni e i suoi samurai durante la battaglia di Akasaka

Oltre a questo, i giapponesi approfittarono delle loro piccole imbarcazioni per effettuare efficaci attacchi a sorpresa notturni sulla flotta Mongola che sostava nei pressi della baia di Hakata, cinquanta piccole navi furono caricate con il fieno e utilizzate per incendiare alcune navi coreane. Molti dei soldati nemici furono uccisi, incapaci di impiegare le loro temibili armi a distanza sui ponti superiori angusti delle loro navi. Il comandante coreano Hong Dagu decise quindi di ritirarsi nella sicurezza del continente, ma un improvviso tifone violento colpì la sua flotta, affondando un gran numero di navi e annegando la maggior parte dell'esercito rimanente. Questo fu il primo dei due tifoni che è stato definito il famigerato "Kamikaze" (vento divino) e che era stato accennato nel precedente articolo dedicato al gioco di Sucker Punch. È piuttosto interessante notare inoltre, che le pochi fonti disponibili, sottolineano la violenza del presunto tifone più nelle fonti mongole e coreane che in quelle giapponesi. Una fonte giapponese definì la condizione meteorologica come un semplice "vento contrario", mentre il termine "Kamikaze" relativo a questo evento appare in altre fonti locali solo molto più tardi. L'esistenza di rapporti conflittuali, potrebbe indicare che il presunto tifone avrebbe potuto essere più una comoda scusa per gli ufficiali mongoli per spiegare la sconfitta per mano dei samurai giapponesi, meglio schierati, e meglio equipaggiati, quietando l'umore del Kublai Khan, pessimo fino a quel momento.

Questa comunque, fu la fine della prima invasione mongola del Giappone.

Nessuna delle due parti tuttavia sembrò considerare decisivo il risultato: Tokimune Hojo ed i suoi servitori si resero immediatamente conto che la chiave del loro successo era nelle loro trincee fortificate, che mantenevano confinata la forza di invasione mongola nell'area costiera.
Decisero quindi di rafforzarle, comprendendo la costruzione di grandi muri in pietra sulle spiagge costiere. La più grande di queste fortificazioni era un enorme muro che proteggeva la baia di Hakata, lunga 12,4 miglia e alta circa 15 piedi.

Sezione esistente di mura costruite ad Hakata Bay
come parte delle difese contro i Mongoli.
[foto privata]

Il cugino di Tokimune, Sanemasa fu anche nominato comandante militare di tutte le forze nel Giappone centrale e meridionale, mentre fu creata una guarnigione costiera permanente. Anche un raid preventivo contro le forze mongole a Goryeo fu pianificato, ma non fu mai eseguito, a causa di forti divergenze interne. L'apparente sconfitta delle forze Mongole era di buon auspicio, non era saggio far provare la stessa medicina agli avversari stranieri.
Dall'altra parte, Kublai Khan decise semplicemente che il fallimento della prima invasione era dovuto solo alla mancanza di uomini. La forza d'invasione impiegata era relativamente piccola per gli standard mongoli, specialmente considerando che l'area da soggiogare era piuttosto grande.
La ragione risiede probabilmente nel fatto che gran parte delle forze armate dell'Impero Mongolo fu utilizzato per trovare alleati locali nei paesi invasi per rafforzare i suoi ranghi.
Ciò non è accaduto in Giappone, lasciando la forza d'invasione abbastanza isolata. Kublai Khan contava anche sulla possibilità che la prima invasione avrebbe potuto scuotere la risoluzione giapponese, sollevando rivolte popolari o un classico colpo di stato. Ma il forte nazionalismo idealizzato giapponese era troppo resistente.
Il Monarca Mongolo mandò cinque inviati con l'ordine di invitare l'imperatore giapponese alla sua corte per rendere omaggio e giurare fedeltà, prima che fosse troppo tardi, perché sarebbe tornato.
Nel 1275, gli ambasciatori Mongoli sbarcarono a Kyushu, ma vennero bloccati all'ingresso nel porto di Murotsu. Le relazioni erano sensibilmente peggiorate.
Tokimune Hojo ordinò che gli emissari venissero arrestati e portati da lui a Kamakura. 
Questi, chiesero allo Shikken di prendere in considerazione un'alleanza con l'impero mongolo e gli offrirono preziosi regali. Tokimune li decapitò tutti, senza alcuna pietà. Chiaramente, la prima invasione non l'aveva affatto intimidito, anzi, voleva dimostrare che il Giappone era pronto a ricevere ancora le forze Mongole.

Hojo Tokimune [al centro] capo delle forze armate giapponesi contro i mongoli 

Nel frattempo, Kublai Khan stava iniziando i preparativi per una seconda invasione su larga scala. Ordinò al re di Goryeo di fornire un esercito di non meno 20.000 uomini e di costruire 1.000 navi.
A questa forza imponente avrebbe poi aggiunto 50.000 soldati mongoli che avrebbe potuto facilmente risparmiare dopo aver conquistato il Sung meridionale nel 1279. Un'altra flotta di 2.600 navi che trasportava più di 100.000 soldati cinesi e mongoli si stava preparando sul fiume Yangtse. Altre fonti menzionano di circa 10.000 soldati coreani, 15.000 mongoli in Corea e 100.000 soldati in Cina su 3.500 navi. Molti storici ritengono che tali numeri siano esagerati, poiché non era realistico per le forze armate del tempo organizzare una così grande invasione navale. Alcune stime arrivano a 10.000, ma 70.000 uomini in totale sono una delle teorie storiche più diffuse.
Mentre erano in corso i preparativi per un'assalto in larga scala, un'ultima spedizione diplomatica composta da cinque ambasciatori fu inviata in Giappone, ma Tokimune reagì allo stesso modo, facendo decapitare tutti e cinque i messaggeri.
All'inizio del 1281, Kublai Khan diede finalmente l'ordine di iniziare l'invasione. Sfortunatamente per lui, non tutte le sue forze erano pronte, la flotta in Cina fu ritardata da problemi logistici ed epidemie, mentre gli ammiragli coreani decisero di salpare da soli invece di aspettare i loro alleati cinesi, per conquistarsi la vittoria agli occhi del despota mongolo. L'esercito si mosse quindi goffamente, era difficile, del resto, organizzare così tante truppe, coordinarle in maniera efficace, e gestirle.

Un generale mongolo ed i suoi arcieri su una nave
durante l'invasione mongola del Giappone

Il 21 maggio del 1281 la flotta coreana dell'esercito Mongolo, tentò un nuovo sbarco sulle rive di Tsushima. Ma questa volta, la guarnigione locale era preparata molto meglio e offrì una resistenza feroce, costringendo rapidamente la forza di sbarco coreana a ritirarsi e tornare in Corea. 
Kublai Khan era furioso.
Questa volta i giapponesi erano armati di tutto punto, avevano costruito solide fortificazioni, e avevano capito che l'Isola aveva un'importanza strategica primaria. Ci vollero alcuni giorni prima che le flotte mongole si preparassero di nuovo, ma all'inizio del mese di Giugno entrambe le flotte erano nuovamente partite, ancora una volta, per invadere il Giappone. Nuovamente la flotta coreana non aspettò di unirsi ai suoi alleati cinesi, navigando verso l'isola di Iki ma stavolta aspettando la flotta mongola. Stavolta il peso combinato di numeri coreani e mongoli, riuscì a sopraffare i difensori.
Il successivo attacco mongolo arrivò con due sbarchi sull'isola di Shika, che sorvegliava l'entrata della baia di Hakata. Una forza era guidata dal comandante navale coreano Hong Dagu e l'altra da Zhang Cheng. Le forze giapponesi hanno combattuto ferocemente contro gli attaccanti e sono riuscite a respingerle verso le loro navi, uccidendo quasi Hong Dagu stesso. La flotta malconcia si ritirò di nuovo a Iki.



Alla fine, la seconda flotta dalla Cina arrivò a Luglio, collegandosi con quella coreana.
Ma a quel punto i difensori giapponesi si stavano riversando nel Kyushu da tutto il paese. Le mura intorno alla baia di Hakata erano presidiate da migliaia di guerrieri samurai. Oltre a ciò, le piccole navi giapponesi continuarono a molestare la flotta combinata mongola e coreana, con improvvise azioni di imbarco che causarono la perdita di molti soldati e marinai.
Alla fine del mese un forte contrattacco giapponese piombò sull'isola Iki, sconfiggendo la guarnigione mongola e costringendo gli invasori a ritirarsi sull'isola di Hirado

Le rotte della seconda invasione mongola

A questo punto, la flotta Yuan (cinese) adottò una formazione molto più ravvicinata per le loro navi, concatenandole insieme per contrastare le azioni dei nemici.
Si sviluppò molto presto uno stallo, con la flotta mongola incapace di mettere truppe a terra per fare significativi progressi. Come se non bastasse, il secondo massiccio tifone "Kamikaze" li colpì mentre le navi venivano concatenate nella loro stretta formazione, facendo sì che molte navi ed imbarcazioni si schiantassero l'un l'altra e affondassero.
Parte delle rimanenti navi tornò in Corea, mentre un altro gruppo si distaccò in fuga verso l'isola di Taka. Una volta lì, furono attaccati da un esercito giapponese combinato guidato da Korechika Togo, Sukekado Hagiwara e Nagahisa Shimazu.
Le restanti forze mongole sul suolo giapponese furono annientate e molti prigionieri furono presi e ridotti in schiavitù. Solo a tre fu permesso di tornare a casa per trasmettere la notizia della loro sconfitta a Kublai Khan: questo segnò la fine delle invasioni mongole del Giappone.



LA STORIA NON È UN GIOCO
MA UN GIOCO È LA STORIA

È interessante notare i significati che questo conflitto ha portato, dopo la sua conclusione.
Prima di tutto, è uno dei pochi esempi del tempo in cui il temuto impero mongolo è stato fermato durante una delle sue numerose campagne di conquista. Secondariamente, è stato anche uno dei primi fattori scatenanti che ha portato alla creazione di una forte identità nazionale in Giappone.
È uno dei rarissimi casi in cui i samurai hanno combattuto un nemico esterno e non interno al loro territorio e sono riusciti a dimostrare compattezza, capacità, strategia, abilità e tecnica bellica.
Infine, ma non per ultimo, il mito del Kamikaze, ovvero "il Vento Divino" che contribuì a creare la convinzione tra i giapponesi che non sarebbero mai stati invasi ne sconfitti sul loro stesso terreno, che era protetto dagli Déi/Kami. Questa convinzione si estese e perdurò fino alla seconda guerra mondiale.
Considerando tutti questi aspetti e molti altri della storia giapponese, ci sono alcune considerazioni interessanti da fare sulla scelta dell'Isola di Tsushima come ambientazione per il nuovo gioco di Sucker Punch.
Prima di tutto, probabilmente vivremo solo una piccola parte di un conflitto molto più grande. 
Viste le informazioni fornite dallo sviluppatore, il gioco verrà impostato durante la prima invasione. 
L'esercito mongolo semplicemente invase i difensori dell'isola molto rapidamente, e poi proseguirono la loro campagna di conquista, lasciando solo un contingente più piccolo a proteggere il luogo, per utilizzarlo come deposito di rifornimento e area di sosta.

A giudicare da alcuni aspetti preliminari del gioco
Ghost of Tsushima sarà diviso in giorni

L'obiettivo dell'invasione era intorno alla Baia di Hakata, e sicuramente non su tutta l'Isola di Tsushima, un obiettivo decisamente secondario.
Un altro dettaglio interessante è che lo sbarco a Komodahama avvenne il 5 ottobre 1274 e la battaglia di Bun'Ei terminò il 21 ottobre. Credo quindi che le forze di soccorso giapponesi per Tsushima raggiungeranno l'isola, esattamente quando termineremo la campagna principale.
Ciò significa che la storia del gioco sarà probabilmente piuttosto breve in termini di tempistiche, poiché la prima invasione mongola ha avuto una lunga preparazione, ma alla fine è stata relativamente breve. 
Sarà sicuramente interessante vedere se la storia si estenderà in qualche modo sulla seconda invasione. Dal momento che le forze sull'isola hanno frenato l'ondata Mongola qualche anno dopo nel 1281, è possibile che Sucker Punch decida di includerlo alla fine del gioco, o potrebbe addirittura essere un buon aggancio per un immancabile sequel?
La storia stessa non dice molto di quello che è successo durante l'occupazione mongola, dando agli sviluppatori molta libertà su come modellare la storia di Ghost of Tsushima.
Fonti giapponesi parlano di spietata crudeltà da parte dei mongoli e degli invasori coreani, che hanno distrutto villaggi e massacrato molti abitanti, tra cui donne e bambini. Si dice che questo abbia scioccato profondamente l'etica del samurai, poiché per questi formidabili personaggi la guerra era principalmente un onorevole impegno tra guerrieri, non era progettata per coinvolgere la popolazione civile più del necessario.

Contrariamente a quello che si può pensare l'esercito mongolo appoggiava ed alimentava le storie sulla sua crudeltà. Ciò serviva come un valido convincimento, ma 
restava un esercito feroce, che uccideva persino gli animali domestici


Parecchi resoconti storici (alcuni relativi a Tsushima altri dell'Isola di Iki) riportano scioccanti dettagli sulle crudeltà brutali perpetrate dall'esercito mongolo sul popolo giapponese, perlopiù composto da umili contadini e pescatori. 
Le donne locali, raccontano alcune cronache, venivano radunate, poi venivano bucati loro i palmi delle mani, successivamente venivano fatte passare delle corde di canapa attraverso le ferite per legarle al lato delle navi mongole, come trofei. 
Ovviamente, questo tipo di resoconti tende ad essere piuttosto unilaterale, ma sarà interessante vedere come Sucker Punch deciderà di descrivere la brutalità dell'invasione e quale tipo di profondità e spettro morale verrà attribuita ai temibili nemici di Jin.

Per ora, possiamo solo aspettare ulteriori informazioni, ma spero che vi sia piaciuto questo tuffo piuttosto profondo, nella storia che servirà da sfondo per Ghost of Tsushima

Perché questo gioco sarà un capolavoro.

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1 Commenti

  1. Questo articolo è impressionante, vividi complimenti all'autore, che ha compiuto un'autentica carambola storica, senza mai perdere di vista il videogioco (che sto giocando in questi giorni) e trovo divertente, ben fatto e assolutamente spettacolare.

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