SPECIALE - Lost Planet 1-2-3: Cala il gelo...


PC | PS3 | XBOX 360

Come vivere, sopravvivere e morire in una generazione: la Caduta degli Dèi jappici e l’imbastardimento occidentale raccontato da un franchise prima frainteso, poi sacrificato e infine trasmutato in un opalescente ghiaccio tritato di sedimenti videoludici, destinato a sciogliersi al sole della next-generation.

In principio fu Lost Planet ma come novello messia non furono in molti a capirlo. Anche per colpa sua visto che un messia non era. Col senno del poi si trattava di uno degli ultimi esemplari di giocabilità di scuola nipponica adattata al modello di sparatutto post Halo, seppure in terza persona. Frainteso perché l’utenza alle prese con un pianeta ghiacciato “vuole esplorare”. Frainteso perché si trattava di uno dei primi titoli della corrente gen da approfondire con completamenti successivi, invece del classico “finito a normale e messo da parte…”. Frainteso perché spesso capita che i videogiocatori si scordino di essere tali e semplificano ogni cosa sull'altare del giudizio affrettato.

Inafune ci aveva abituati a ottimi virtuosismi ludici nella precedente generazione e Lost Planet fu un assaggio poco ragionato dell’alta definizione applicata al divertimento da salotto. Poco ragionato perché dimostrava tutte le incertezze delle nuove piattaforme alle prese con l’ingordigia di un pubblico abituato fin lì a flatulenti porting da 128 bit, come longevità limitata e una certa approssimazione realizzativa che ha provocato quel fraintendimento di cui sopra.
Eppure c’era qualcosa di unico in quelle distese di ghiaccio smaltato, in quei LED dei mech che brillavano nella foschia, in quell’arrancare in campi di neve accecante in mezzo al nulla sottozero, qualcosa che l’industria ha successivamente perduto. Sbuffi di fumo dalle canne rotanti del gatling, arancione ardente di energia contro il nero imbiancato delle caverne, aurore sui pinnacoli di vette ghiacciate, quel blizzard furioso che levigava superfici e poligoni.

Lost Planet depositava in sé qualcosa che in seguito non si sarebbe più visto se non in Devil May Cry 4, quella stupefazione tutta nipponica nel galvanizzare il giocatore con la perfetta fusione di gusto estetico e divertimento cristallino. Categorie spesso fraintese e interpretate grossolanamente da noi occidentali con titoli come Uncharted o Gears of War, a cui all’epoca preferii proprio Lost Planet. E’ un arcade, nel senso più nobile e puro del termine, semplice, diretto, capace di regalare accuratissime sfide ludiche, grazie a boss fight sempre interessanti e obiettivi collaterali pensati per approfondire le meccaniche.

Poi è cresciuta la comunità online, che solo i più ingenui recepiscono come un “per di più” poco invadente e infastidente rispetto alla modalità in singolo. Capcom, forte del successo di Monster Hunter, decise di trasformare questa solitudine siderale in un festoso incontro di diversi giocatori alle prese con le suggestioni e il bestiario offerti dal pianeta E.D.N. III. Il risultato fu esaltante e deprimente allo stesso tempo. 
Chiunque abbia giocato in cooperativa a Lost Planet 2 sa quanto il gameplay fosse sfaccettato, profondo, esaltante e fondamentalmente intransigente, almeno con l’armamentario standard. Dall’altro canto, chiunque abbia giocato a Lost Planet 2 in single player sa quanto possano infastidire piccole arene piene di nemici inconcludenti e innocui che terminano in boss fight spettacolarmente inerti. Uno sfilacciato susseguirsi di spazi piccoli e grandi senza alcun abbozzo di level design per zittire i crionauti della prima ora con l’illusione di uno story mode corale. 
Obiettivi minimi come difendere qualcosa, scortare qualcuno, raggiungere un punto della mappa, il tutto con la svogliatezza riempitiva di un gioco non pensato per la fruizione in solitaria. Insomma, Capcom un po’ ci ha creduto e un po’ no. Ha compreso come il primo Lost Planet non avesse prodotto gli effetti sperati, ossia la dirompenza di un nuovo franchise evidenziato e potenziato dalla nuova generazione. La trasformazione di un progetto multiplayer di altissimo livello ha tolto dall’impiccio di un probabilissimo fallimento ma i conti non son tornati lo stesso.



Lost Planet 2 è la riserva indiana dei pochi amanti del primo capitolo, relegato a stranezza in mech e rampino nel crepuscolo malinconico delle softco giapponesi che non sanno, non possono e non vogliono.
Oggi il multiplayer di Lost Planet 2 è glacialmente fermo al tempo che fu, cristallizzando tutte le speranze degli irriducibili della saga.
Che non è morta, ma come capita spesso a Capcom, è data in custodia per agevolarne una dolce morte…



Lost Planet 3 sarebbe anche un bellissimo gioco del 1999, qui non ci troviamo nella spiacevole situazione di un Dino Crisis 3
Un po' Dead Space, un po' Mass Effect, un pò di GTA tanto per. Il gioco c'è, merita sufficientemente, è una sorta di sandbox con apertura progressiva della mappa ed elementi esplorativi in stile Metroid legati a particolari oggetti dell'equipaggiamento. Si procede in due modalità: a piedi con armi in stile Lost Planet oppure a bordo di un mech di una ventina di metri, capace di combattere a forza di cazzotti e trivelle spaziali. Il mezzo serve a superare quelle zone della mappa impossibili da percorrere a piedi a causa delle condizioni climatiche estreme e si presenta come l'elemento di deambulazione veloce.

La fase shooter a piedi, almeno a Difficile, offre robuste sparatorie in cui la mobilità e l'evasione risultano fondamentali tanto quanto la potenza di fuoco. Si possono percorrere tratti di mondo oscuro e ghiacciato anche per un'ora, rifornirsi e valutare le risorse sono aspetti attivi del gameplay. Si spara bene, se non fosse per le mancanze croniche del motore grafico ed è richiesta una certa abilità da parte del giocatore a causa dell'aggressività delle creature.

La parte alla Mass Effect è data da una base centrale, una sorta di cittadella in cui si comprano armi, si modifica il mech, si parla coi vari membri della spedizione per missioni aggiuntive e aspetti della trama che, è il caso di sottolinearlo, è piuttosto matura. 
Il protagonista è costretto a guadagnarsi da vivere su E.D.N. III dopo aver lasciato a casa moglie e prole, e il loro rapporto a distanza viene portato avanti da filmati dal tono piuttosto serioso che colmano le lunghe passeggiate in mezzo alla neve a bordo del mech. 

In questo senso il passaggio da un team orientale a uno occidentale è ben evidente. Lost Planet 3 non ha più nulla della filosofia dei primi capitoli in salsa mech e personaggi da fumetto giapponese, è una sorta di racconto di fantascienza votato al realismo narrativo e alle suggestioni occidentali del pionerismo spaziale, vedi la colonna sonora intimista in puro stile Eric Clapton da personalizzare come si vuole mentre si attraversa il ghiaccio sconosciuto.

Ottimo il lavoro artistico degli ambienti, il pianeta è veramente un incubo di creste ghiacciate, dirupi neri, montagne della follia da scalare con calma e lentezza, la mappa nella sua totalità è veramente estesa e articolata. Certo, la realizzazione è quella che è: numerosi problemi di framerate, povertà poligonale e tanta, tanta approssimazione, senza scordarsi che il protagonista ha un volto che definire epic fail è poco…

Però attenzione capiamoci: Lost Planet 3 non è uno sleeper hit o una perla nascosta, è un dignitosissimo gioco di serie B con tutte le conseguenze del caso. Per far capire, non siamo dalle parti di Bionic Commando, ottimo gioco passato in sordina. Questa è una manovalanza fatta da gente venuta su a forza di giochi PSX. Un piacevole intermezzo tra calibri da 90. Sarebbe un gioco bellissimo per chi  ha voglia di sorbirsi passeggiate lunghe, un ritmo lento, poche concessioni di brevità fornite al giocatore ed esplorazione dilatata. Poche persone al giorno d’oggi.

Quindi, cosa rimane? Appunto, neve che si scioglie al sole, e ogni raggio ha un nome diverso. Ignoranza dell’utenza. Pressapochismo di Capcom. Modi diversi di intendere il videogioco e necessità commerciali impellenti. Una serie nata in questa generazione e morta qui, senza clamori e senza rimpianti.


Un piccolo funerale all’interno di un blog non dovrebbe destare troppi problemi.

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6 Commenti

  1. Io ho saltato tutti i capitoli di questa serie. A volte me ne pento, ma quando leggo queste cose mi si alleggerisce il cuore (e il portafogli risparmia).
    Ho fatto bene?

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    1. Secondo me no, il primo avresti potuto/dovuto giocarlo. Però temo che la di fuori del suo contesto di uscita e dopo 6 anni di generazione e giochi, il suo valore sia come quello di Polaretto per chi abbia fame! :)
      Però no...(momento bipolare del Gladia :-) ) è un gioco tutto sommato unico nella sua stranezza. L'ho visto da GS a 3.98 euro...vedi te! :D

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Lost planet. Per me un'altalenare di emozioni. Premetto che sono un grande appassionato del primo. Ho giocato tutti e tre i titoli su pc (compresa l'espansione del primo) e vi vorrei raccontare la mia esperienza su questo gioco.
      Il primo l'ho realmente adorato. L'ho finito un numero a due cifre di volte e lo consiglio spesso ai miei clienti. Un'ottimo connubio tra una storia semplice , se vogliamo, ma piacevole e un gameplay che aveva dello stratosferico. Che emozione vedere i piccoli akrid attaccarti facendoti vivere scene alla starship troopers o vedere i mach alzarsi come novelli Gundam, e l'ultima trasformazione.... ditemi se all'ultima trasformazione un brivido di figaggine non ha corso lungo la vostra schiena. Insomma si il primo lost planet ...vacca si!
      Poi arrivò il secondo. Lo giocai in single player, perchè così vorrei godermi un gioco alla prima run. La prima cosa che mi fece subito smarrire era la storia... nel senso, ok... magari sono solo all'inizio,ma... la storia dov'è? Tutto quello fatto nel primo capitolo è passato nel dimenticatoio, il nostro personaggio, che per capire l'anonimato non mi ricordo manco chi sia, è perennemente circondato da altri tre guidati dalla stupidità artificiale. Graficamente carino, ma... un gioco senza storia per me è già da scaffale. Per amore del primo continuo a giocarlo , notando spesso l'inutilità degli akrid rispetto ai miei compagni, fino a giungere alle boss fight. Oh! finalmente qualcosa di ciccioso da vedere..belli grossi...ma...ma... ma sono praticamente inutili. Inutili nel senso che i combattimenti non sono manco all'altezza della sfida. Paragoniamo le boss fight del primo... gia il primo boss (l'armadillo rotoloso) se non affrontato a dovere ti schiantava. Insomma il secondo lost planet mi ha lasciato con un senso di "boh, ma cosa diavolo pensavano?".
      Arrivò cosi il terzo. Ok qui la storia c'è. Purtroppo è un prequel, cosa che non amo tantissimo,perchè vorrei vedere come va avanti la storia ...ma amen. avrò gusti esotici io! Uhm... la telecamera posta in quel modo e la neve mi ricordano qualcosa,sarà un de ja vu. Teniamo d'occhio l'energia termica che cal...ehm... non cala? no..l'energia termica, fulcro del gameplay, che scandiva il tempo e lo scudo rimasti, ora è relegata a mera moneta di scambio. Ma la spallata finale l'ho avuta sui mach. Signori e signore ecco a voi machwarriors... a quel punto, ammetto senza finirlo, ho tolto il cd l'ho riposto nella custodia, e li giace dal d1.
      In compenso ho reinstallato il primo

      l'eliminazione è dovuta alle correzioni punteggiatura grammaticali :P

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    2. Mi ritrovo perfettamente nella tua descrizio del primo, credo di averlo completato una decina di volta tra 360, PS3 e via dicendo. L'hangar con tutti i mech distruggibili delle ultime missioni, la pesantezza del metallo, il senso di fisicità... Rimane una delle esperienze affettivamente migliori che io ricordi.
      Ti consiglio di insistere con il 3...Ha le sue qualità. :)

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    3. ok finito il 3. Purtroppo confermo le mie impressioni: il gioco pur essendo appetibile, non ha niente a che vedere con il primo. Sia dal punto di vista della regia , sia da un punto di vista delle impostazioni di gioco (visuale, feeling, meccaniche di gioco) sembra quasi appartenere a un'altra serie. La trama , un po lenta e boriosa (nel senso avanza con tracotanza ,non accorgendosi di essere quasi un'orpello), si riprende un po verso la fine, ma onestamente non è riuscita ne a catturarmi ne a emozionarmi. Mi ha dato un po le stesse sensazioni di Dead space 3 (che ironicamente assomiglia molto come titolo) , ossia l'impressione (personale ovviamente) di essere stato preso per i fondelli: "ahah ti è piaciuto Lost planet? prendiamo un gioco che non c'entra nulla e ci mettiamo il nome sopra, vediamo un po come va!".
      Cosa mi è mancato? In primis la sensazione di essere circondato da akrid che "spuntano dalle fottute pareti", quella sensazione alla starship trooper di cui parlavo in un precedente post. Non che in questo terzo capitolo ci siano pochi mostri , ma la telecamera in prima persona dei mach e alle spalle ravvicinate del protagonista non ti restituisce il colpo d'occhio del primo. Mi manca la sensazione gundam restituita dai mach (alzarsi in aria con un mach fa la sua porca figura). Voto personale 6/10

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