VOX POPULI - Scambio di vedute su Okami

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Giuseppe Yuri Amedeo ci scrive privatamente da Facebook:

"Buonasera, lei è il Saggio? Giammarco Giummo mi ha dato il vostro contatto. Ho sentito parlare di voi anche da Tony (Master Ninja Ryu) e molte volte mi dicono che esprimete pareri su videogiochi e ogni tanto vi esprimete con qualche recensione.

Io avevo creato un piccolo pensiero su un gioco che mi ha colpito molto nella mia carriera videoludica, cioè Okami, e spero che lo leggiate e che mi diate qualche parere su ciò che ne pensate, non solo come ho scritto ma anche qualche critica mi andrebbe bene. 
Voglio fare un piccolo resoconto di Okami. Personalmente è uno dei giochi più belli che abbia mai fatto partire nella mia console, questo perché non siete una persona ma una lupa, precisamente la dea Amaterasu, che si risveglia dalla sua statua dopo 100 anni per sconfiggere nuovamente il nemico con cui aveva tenuto un combattimento il secolo prima. 
Il gioco si presenta fin da subito con le descrizioni di ciò che dovete fare tramite un breve tutorial e i poteri si ottengono tramite le costellazioni, ovvero di notte e in determinati punti, osservando il cielo sarà possibile notare alcune stelle che formano una figura animale ed è attraverso questa che gli altri dei si materializzano a voi per donarvi i poteri. 
Non mancano certamente i riferimenti alla tradizione religiosa orientale. 13 divinità equivalgono a ben 13 poteri diversi da usare contro i nemici. Questi poteri sono utilizzabili tramite un pennello magico che è la punta della coda della dea e tramite vari disegni si possono danneggiare i nemici o anche far fiorire gli elementi naturali. Ma la cosa che io ho trovato assolutamente affascinante è lo stretto legame che ha questo gioco con la natura, infatti quando Amaterasu corre, dietro di lei si crea una scia di erba verde e rigogliosa affiancata da fiori appena sbocciati, oppure quando si elimina una zona maledetta l'albero di ciliegio torna in fiore e la zona circostante si ricopre di alberi secolari, fiumi che scorrono e fiori lucenti. 
Sono felicissimo di aver avuto la possibilità di giocare questo capolavoro dei Platinum Games (creatori anche di Vanquish e Bayonetta), ovviamente sconosciuto e discriminato perché non si spara, non ci sono mostri da uccidere e si impersona un lupo. Le tematiche sono leggermente complicate da capire e non è un gioco che richiede sforzi immani per essere completato."




The Metaller: per risponderti partirei proprio dalla tua ultimissima considerazione. Okami vive di una sorte di contraddizione in termini, in realtà non tanto per ciò che si propone di essere quanto per ciò che tipicamente i giocatori si aspettano. Da un lato non è un gioco così impegnativo da guadagnarsi le attenzioni di chi nei vg cerca soltanto una sfida solida e ricca di mordente, dall'altra è tematicamente troppo impegnativo per utenti casual alla ricerca di blockbuster con cui ingannare i pomeriggi e le serate a casa.

Considerato che Kamiya nei suoi lavori riversa sempre gameplay profondi e e sfide stimolanti, non c'è ragione di dubitare che Okami sia venuto su così proprio perchè il suo autore cercasse in quel caso di costruire qualcosa di abbastanza diverso. A dispetto della sua ossatura ludica da Zelda-like, credo Okami giochi in un campionato sostanzialmente differente, credo cioè che Kamiya abbia volutamente costruito un titolo più soft nelle meccaniche, avvicinabile anche da giocatori più giovani e/o meno abili in ragione di preminenti valori pedagogico-culturali di cui l'opera si fa portatrice.

A conti fatti credo che l'accostamento a Zelda, per quanto inevitabile, induca ad un parziale fraintendimento: Okami per molti versi, e sempre ferme le differenze tra i concept e gli scopi portati avanti, è più assimilabile ad esperienze di quella medesima gen di console come Ico e Shadow of The Colossus.

Fosse uscito oggi, nell'epoca un cui con la giusta spinta mediatica un ben più piccolo Journey non fatica a guadagnarsi visibilità e vendite robuste, probabilmente sarebbe andata diversamente.

Ho molto apprezzato tu ti sia soffermato sul rapporto tra Amaterasu e natura così pedissequamente veicolato a schermo a mezzo di guizzi visivi: se c'è una cosa in cui Okami si distingue da tanti altri titoli che pure porgono il bello artistico ispirato dalla natura, è proprio nel modo in cui rende il giocatore parte attiva del disvelamento, recupero e restauro del bello.
Qualsiasi gesto di Amaterasu, da una semplice passeggiata al completamento di un dungeon, comporta sempre l'emergere del bello, di una qualche armonia visiva, o il ripristino di un ben più radioso status quo ante.




Gladiatore: prima di tutto complimenti vivissimi caro Giuseppe, la tua è un'analisi passionale e molto sentita. A distanza di quasi 10 anni non ho ancora le idee molto chiare su quello che è successo a Okami, al suo destino commerciale, alla sua fortuna tra i videogiocatori.
Come dice The Metaller, l'accostamento a Zelda è fuorviante nelle meccaniche e nel genere di riferimento però sono accostabili in quelle che originariamente erano le intenzioni del team: procurare a Sony, a Playstation un brand di riferimento alla stregua dei franchise Nintendo, attesi e riconoscibili, che colmasse quel modo un po' romantico e trascorso di vivere il videogioco. Giochi da decine e decine di ore da esaurire in un semestre, una connotazione estetica unica, ammaliante e ricercatissima, una giocabilità semplice e tranquillizzante, il tutto nell'avvicendarsi dei vari capitoli nel tempo.
Sì, è noto che in origine fossero previsti più giochi, successivamente accorpati nel titolo che abbiamo goduto, per una questione di budget e costi.

Sul valore del "gioco Okami" si è scritto molto e approfonditamente, mai come in questo caso a valere sono le scuole di pensiero in riferimento a cosa debba o non debba essere il videogioco. Okami non è un titolo impeccabile, il cambiamento in corsa di densità, ritmo ed elementi accessori ha reso le sue parti non armoniose e perfettamente a fuoco.
A latitare è soprattutto la sfida, il discorrere con gli elementi interattivi ha il retrogusto amaro del compito formale, anche in chiave propriamente cerebrale in titolo non affonda mai il colpo vibrante della richiesta impegnativa.
E' un gioco lieve, epidermico, delizioso per quanto provvisorio, un sorta di trasognante immersione in un assolutamente "altro".
Più un'esperienza che un esempio di artigianato ludico.

Eppure questo approccio ragionieristico non gli rende giustizia, non conosco giocatore che abbia attraversato il titolo senza avere il cuore in mano, l'inchiostro di Okami ridipinge anche le istanze polverose e aride di chi, come me, da un videogioco cerca prima di tutto la bontà dell'offerta interattiva. Suoni e colori riportano a uno stato di consapevolezza ludica antecedente l'età della ragione critica, il moto fanciullesco della melodia del bello è il cuore fenomenologico di Okami.

Insieme a Ico e Shadow of the Colossus forma la triade della sospensione del giudizio analitico per rendere ragione della imponderabilità del valore artistico ed emotivo di un'opera.
Il suo doloroso destino commerciale è quello che completa la mitizzazione di un'esperienza irripetibile e fatalmente legata a un'epoca di limite e trasformazione del videogiocare.
Okami ama mascherare il suo valore e soccombe fatalmente di fronte alle mode del momento. Ma chi lo conosce sa che un foglio bianco, prima che venga occupato, tradito e forse deluso da disegno e parola, è un luogo di infinite possibilità per l'animo e la mente. Okami sarà per sempre il foglio bianco dei videogiochi.




Capitan Brod Brega: è un grandissimo gioco, concordo, ed insieme alla serie Zelda è il miglior esponente adventure delle ultime due generazioni.
Il paragone è infatti da fare in tutto e per tutto con Zelda, a mio avviso, vuoi per la struttura di gioco a dungeon, per la scoperta di nuovi poteri passo passo da applicare subito in relazione ad enigmi, per la figura del compagno di viaggio macchietta, per il plot di base che vuole la figura dell'eroe puro ed ingenuo come unico faro di speranza per la salvezza del mondo, per l'humor giapponese proposto (cosa non presente in Shadow of the Colossus e Ico, dal carattere costantemente molto più serioso e cupo).
Come ben dici c'è una grandissima presenza di tradizione ed elementi del Giappone antico, montati assieme con acume ed estro nel migliore dei modi; artisticamente e nella cura del design è davvero uno dei migliori esponenti in ambito vg of all time.
Per quanto concerne il gameplay qualcosa di meglio si poteva fare, sia nei combattimenti, specie a causa di un sistema di controllo del pennello non sempre comodissimo, che nei dungeon, invero sempliciotti, che confrontati con quelli di uno Zelda pagano dazio.

L'accessibilità è cosa che ho trovato tuttavia piacevole e che rende scorrevole e leggero un gioco che causa alto monte ore a cui si attesta sarebbe stato altrimenti a forte rischio noia.
Dunque un giocato che seppur non brilla in toto è abbondantemente promosso anche perchè adagiato su di una scenografia pazzesca e personaggi che vuoi per mistero o per simpatia sanno incollare allo schermo.
L'unica cosa che ho trovato davvero così marcata da diventare un "contro" nella fruizione, è l'eccessiva presenza e di dialoghi oltremodo prolissi.
I siparietti con Issun sono simpatici ma tirati sin troppo per le lunghe, han davvero esagerato, diventando, questi sì, spesso pesanti e boriosi.

Se non l'avessi già fatto e sei in possesso di un DS o un 3DS ti consiglio di recuperare Okamiden, uscito appunto per portatile Nintendo. Il senso di dejavù è forte visto che è molto molto simile ad Okami, è un vero e proprio Okami in formato chibi, ma appunto essendo molto vicino al genitore home console è impossibile che ti deluda, l'aria che si respira è la medesima.
La limited (a patto che sia ancora reperibile) è una delle migliori di sempre, fra l'altro.

Restando in ambito segnalazioni, vero che buona parte dei Clover è finito in Platinum Games, ma non tutti, infatti Takeyasu Sawaki (co-creatore di Devil May Cry ed Okami) è in Ignition, lo studio che ha sviluppato El Shaddai.
Seppur trattasi di un action, ben diverso dalla struttura di un Okami, nei combattimenti, nella cura dello stile grafico e nell'inserimento di tematiche divine trovi qualcosa di molto famigliare (...anche se purtroppo funziona decisamente meno bene rispetto alle avventure della lupa).
Se non l'hai giocato resta sintonizzato, prossimamente probabilmente avremo modo di parlare di questo gioco.


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