Speciale God of War saga

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Ormai sappiamo del suo imminente ritorno. 
Partano dunque le dovute celebrazioni per rendere omaggio al fantasma di Sparta. Con questo articolo di Thalmor, nuovo collaboratore di Gamer May Cry e nuova aggiunta al nostro volenteroso team, apriamo il vaso di Pandora su una delle più controverse ma affascinanti saghe che hanno toccato le precedenti generazioni di videogiochi: God of War.

Speriamo la cosa vi sia gradita, poiché la saga di Kratos è assai meritevole di essere giocata ed interiorizzata adeguatamente.
Thalmor ci riporta ad una dimensione gradita a GMC: il videogioco raccontato. Ovviamente ebbro di spoiler. Assieme a lui ripercorriamo velocemente la saga, gli eventi e le macellazioni dello spartano, assieme a lui ricordiamo le gesta di uno dei personaggi più iconici mai creati dall'ammiraglia SONY. 

" Sappi, oh giovane Tèocle, che tra gli anni in cui gli oceani inghiottirono Atlantide e le sue splendide città, per mano del possente Poseidone, e gli anni dell'ascesa dei figli di Ade, ci fu un'età di sogno durante la quale fantastici regni erano disseminati nel mondo, come manti celesti sotto le stelle. Apro, Creta, Atene, Argo, Olimpia con le sue brune donne e le misteriose torri dedicate della Dea Euribia, Aphos con la sua imponente cavalleria, confinante con la pastorale Thessaloniki, Stygia con le sue tombe protette dalle ombre, la Tessaglia i cui cavalieri indossavano acciaio, seta e oro.
Ma su tutti i regni del sognante occidente, primeggiava superbo quello di Sparta.
Qui venne Kratos lo spartano, la nuda testa, lo sguardo cupo, le furia di Ares nella sua brutale mano: un uccisore di divinità, un predone, un assassino, capace di tracotanza e di incontenibili esplosioni di collera...venne a schiacciare sotto i suoi calzari i più preziosi troni del padre Zeus."

Kratos – Di Speranza e Libertà


I personaggi sono un punto cardine dei videogiochi.
Attraverso loro “viviamo” l'arte videoludica : impersonando i loro avatar diveniamo noi i veri protagonisti della storia. In alcuni casi l’immedesimazione è talmente forte da creare quasi un legame tra noi e la controparte sullo schermo: ci emozioniamo, proviamo euforia, rabbia, gioia, tristezza, quasi fossero delle persone reali, in carne ed ossa.
Per questo motivo una buona caratterizzazione dei personaggi può veramente fare la differenza nella creazione di un videogioco: provate a pensare al famoso Uncharted senza il carisma di Nathan e Sullivan, o un Devil May Cry senza quell’irriverente meneghino di Dante o ancora un Assassin’s Creed II in assenza di Ezio Auditore, uomo calmo e ragionevole ma anche fortemente determinato.
La lista potrebbe continuare e le considerazioni da fare su questo argomento sono tantissime, sia in termini di caratterizzazione, sia in termini di scrittura, ma ora voglio parlarvi di uno dei personaggi videoludici che più mi ha colpito, che più mi ha emozionato, un’autentica icona dei videogiochi, impossibile da cancellare, che ha influenzato un'epoca intera di videogiocatori e che è rimasto nel cuore a tanti.
Sto parlando di Kratos, il protagonista della saga principe dei ragazzi di Santa Monica: God of War.
Già proprio quell’incazzoso nerboruto guerriero che all’apparenza non ha proprio nulla da dire sotto quell’ammasso di scattanti muscoli e rabbia. Lo spartano che fagocita, in egual misura, nemici ed amici. Ma il Fantasma di Sparta è ben lontano dall’essere un personaggio basato su una violenza anonima e senza criterio, è lontano dall'essere un semplice affettatore di creature mitologiche ed eroi.
Sin dall’indimenticabile intro del primo God of War [PS2/PS3] possiamo intuire che il protagonista è dilaniato da un latente conflitto interiore che lo sta devastando e che lo sta portando letteralmente sull’orlo del baratro, preferendo la morte alla lotta. Certamente la scrittura è molto hollywoodiana, ma è percepibile il dramma, ed è quanto di meglio può accadere: quando un videogioco sa raccontare.


Possibile che un tale guerriero sia giunto a questa tragica decisione?
Prima di addentrarci nella sua tormentata vicenda, tuttavia, è necessario parlare dell’interpretazione peculiare che i Santa Monica hanno voluto dare allo stesso Kratos.
Già perché gli sviluppatori hanno deciso di reinventare questo personaggio, presente nell'epica greca, arrivando fino a capovolgerlo, per fornire un eroe nato dalle ceneri, ma con un ardimentoso fuoco che avvampa e incendia il suo cammino.
Kratos (Κράτος, in lingua greca antica che deriva a sua volta da "κρατείν" ("krateìn") e cioè "potere") 
wikipedia 

Se state leggendo, diamo per scontato che abbiate giocato la longeva serie di God of War di Sony e non siate del tutto scevri da una formazione neo-classica in merito ai miti ellenici (anche una piccola infarinata è assai sufficiente).
Un perno della storia assai rilevante, al quale è dedicato God of War 2 e parzialmente God of War 3, è quello in cui Kratos decide di intraprendere una guerra del tutto personale contro gli Dei dell’Olimpo, alleandosi con i Titani. I Titani erano gli Dei antichi, nati prima degli Olimpici e generati da Urano (Cielo) e Gea (detta anche Gaia, Terra)
Ebbene, nella mitologia greca viene narrato l’esatto contrario: Kratos (o Cratos) combatté e sconfisse i Titani a fianco degli Dei, aiutandoli a insediarsi sulla maestosa montagna, che diverrà la loro divina casa: L'Olimpo: Una Montagna alla cui sommità si erge il tempio celeste.
Iniziate a ricordare? Nel secondo capitolo principale, il Fantasma di Sparta libera Prometeo, colui che donò la fiamma ed incendiò gli animi alla ribellione, salvo poi ucciderlo brutalmente.
Nella mitologia classica Kratos ha il compito di incatenarlo alla rupe dove egli sarà condannato all’eterno castigo per aver disobbedito a Zeus (e aver donato il fuoco agli umani)
Prometeo è rimasto simbolo di ribellione e di sfida alle autorità e alle imposizioni, e così anche come metafora del pensiero, archetipo di un sapere sciolto dai vincoli del mito, della falsificazione e dell'ideologia.


Appare evidente, dunque, che i Santa Monica abbiano voluto “trasformare” ideologicamente questo personaggio, autentica personificazione della potenza, che al termine della propria epica avventura pare più assomigliare al sopracitato Prometeo. Kratos si ribella alle somme autorità divine e alle imposizioni dettate dalla casa aurea, per consegnare all’umanità il bene maggiore: La libertà (o il fuoco detto altrimenti, che avvampa e si insedia nello spirito tormentato dell'uomo).
Una libertà a cui aspirava anche Kratos, lo spartano che anelava al libero arbitrio, prima di tutto il resto.

Kratos aveva un obiettivo: potersi liberare dagli incubi che lo tormentavano; riuscire a dimenticare un passato che gli marchiava la pelle e che lo aveva identificato, agli occhi degli abitanti greci, come lo spaventoso Fantasma di Sparta, guerriero cinereo dalla forza bruta e "servo" degli Olimpici.
L'uomo era disposto a qualunque cosa per pulirsi l'anima e lavarsi dai fantasmi che lo dilaniavano. Iniziò a servire gli Dei, fidandosi di Atena e della sua promessa: al termine del suo servizio, lo avrebbe liberato dai ricordi. Ancora una volta Kratos si assoggettò al volere degli Dei, sperando da uomo che il volere divino lo graziasse dal tormento.

Ma facciamo un passo indietro, ripercorrendo velocemente le gesta dello spartano, c'è molto da raccontare…


L'intromissione divina è presente fin nella sua infanzia quando Atena e Ares lo separano dal fratello Deimos, un trauma che gli lascerà anche un vistosa cicatrice sul volto ed un minaccioso tatuaggio e che darà sfogo ad una rabbia incontrollabile. Il bambino si fece uomo ferreo di Sparta.
Kratos, generale dell’esercito spartano, ambiva a portare Sparta alla gloria eterna, e per questo motivo desiderava un potere sempre maggiore. Tale brama lo condusse a mettersi nelle mani di Ares (Dio della Guerra) per ottenere una forza paragonabile a quella di un Divinità Olimpica. Kratos, da sempre scettico sull'operato delle divinità, accettò il dono, invocando l'aiuto del Dio proprio nell'attimo prima di cadere per mano di un guerriero barbaro che lo aveva sconfitto.
Ma il vincolo creato tra l'uomo ed il Dio era solo una sorta di patto del diavolo di altri tempi.
Troppo potere nelle mani di un mortale non porta mai a nulla di buono. Kratos annientava eserciti e metteva a ferro e fuoco la Grecia al soldo di Ares, compiacendo la divinità che l'aveva reso così potente ed inarrestabile. Il destino però, stava per farlo miseramente capitolare.    
Assaltando un tempio dedicato ad Atena ed inebriato dal sangue dei nemici, uccise inconsapevolmente la moglie e la figlia Calliope.
Ares l'aveva trasformato in una inarrestabile macchina di morte, senza sentimenti, senza remore, dominato solo da una furia cieca ed inarrestabile che ben serviva il Dio della Guerra. Non si era nemmeno accorto di essere nella terra natia. Non aveva nemmeno realizzato che il Tempio assaltato era "casa sua"



Kratos venne dunque maledetto: la sua pelle si ricoprì delle ceneri dei familiari uccisi e divenne pallida e cinerea. Divenne così il Fantasma di Sparta, sussurrato dagli abitanti greci con timore.
Tutto questo era stato pianificato attentamente da Ares, che aveva in mente un futuro per il grande generale spartano: creare un guerriero "perfetto" che potesse ribaltare l’egemonia di Zeus e aiutarlo ad ottenere il possesso del trono dell’Olimpo. Sciogliendo brutalmente i vincoli familiari di Kratos, l'ottusità di Ares voleva "renderlo più forte".
Il piano naturalmente non funzionò. Kratos, inorridito dalle sue stesse gesta, si ribellò ad Ares e su ordine di Atena si mise alla ricerca dello Scrigno di Pandora per ottenere un potere in grado di sconfiggere un Dio e porre fine alle ambizioni di Ares. La vendetta muove lo spartano in una poderosa avventura ricca di fascino, colma di riferimenti mitologici "rivisitati" con un tocco unico. Kratos sconfigge il Minotauro, affronta le arpie, scala il titano Crono e compie molte altre gesta.
Riuscendo nell’ardua impresa il cerchio si compie, e in un epilogo spettacolare, che conta ben poche imitazioni a suo favore, Kratos depone Ares dopo una epica battaglia e diviene il nuovo Dio della Guerra. Ma il suo spirito, come quello dei migliori personaggi, era ancora tormentato: Atena non aveva rimosso alcun doloroso ricordo dello spartano, la sua condanna sarebbe stata invece eterna.
Avrebbe ricordato per sempre di aver ucciso la sua famiglia, egli era un Dio con i ricordi di un mortale straziato dalla perdita.



Le visioni di ciò che aveva compiuto continuavano a non dargli tregua. Egli trovava nella guerra e nell’esercito spartano, a lui devoto, l’unico motivo della sua vita divina. Dalle sale dell'Olimpo egli benediva ogni razzia, ogni saccheggio e ogni guerra dei suoi "figli" mortali. Guidando spesso le sue armate contro ogni oppositore. Ma tutti questi massacri, spesso capitanati dallo stesso Dio della Guerra, avevano infastidito oltremodo il padre degli Dei, Zeus.



Il Vaso di Pandora, tuttavia, non aveva solamente conferito il potere a Kratos di uccidere un Dio, ma aveva anche riversato tutti i mali del mondo sull’Olimpo.

« Ad ogni città che distruggi, l'ira dell'Olimpo cresce. Presto nemmeno io sarò più in grado di proteggerti. »
Atena

Zeus, temendo una possibile ribellione del figlio, un insorgere temuto anche da tutti gli altri Olimpici, pianifica un inganno a salvaguardia della aurea casa. Il Padre degli Dèi stesso, dona allo spartano una mistica spada, un'arma con poteri devastanti ma che all'occorrenza avrebbe assorbito tutti i suoi poteri divini, rendendolo vulnerabile.
Nel caso Kratos si ribellasse alla somma e divina autorità, la spada era una sorta di assicurazione divina. L'ennesima battaglia sulla terra (spartani  e rodiesi), scatenata da Kratos per puro piacere, infastidisce per l'ultima volta Zeus che interviene per porre fine alle mira e agli insensati massacri del dio della Guerra. La spada, come previsto da Zeus, rinchiude tutti i poteri divini di Kratos, rendendolo privo della sua forza olimpica.
Tuttavia Zeus, offre un'ultima possibilità allo spartano: essere un servo fedele e sottomesso dell'Olimpo o morire. Kratos rifiuta e viene trafitto. Ancora una volta Kratos sceglie l'indipendenza.
Zeus uccide Kratos con la lama divina, dopo un acceso confronto sullo sfondo delle macerie del Colosso di Rodi, nel mezzo di una battaglia epica tra spartani e rodiesi. Non contento di ciò, Zeus
distrugge l'intero esercito spartano, in una scena indimenticabile, distruggendo i sogni dello spartano e la sua seconda "famiglia" i devoti soldati di Sparta.



Catapultato nell'Ade, Kratos viene salvato in extremis dal Titano Gaia: c’era ancora una possibilità per recuperare la forza perduta e vendicarsi del tradimento del padre degli Dei.
Da questo punto in poi scorriamo la storia velocemente, anche se God of War 2 ha una storia che definire epica è un mero eufemismo, tra Pegaso, Kraken, Cerbero e gli eroi mitici della Grecia antica usati dagli Dèi come "Campioni scelti" per difendere l'Olimpo, da Giasone a Perseo.
Sfogliamo queste mitologiche pagine fino al momento cruciale: il Fantasma di Sparta uccide le Parche del Destino (coloro che tessevano il fato dei mortali, Lachesi, Atropo e Cloto) e riesce attraverso i loro poteri mistici, non senza difficoltà, a tornare indietro nel tempo, per recuperare la Spada dell'Olimpo e affrontare Zeus.
Riavvolgendo il tempo Kratos ha infine la possibilità di uccidere Zeus e vendicarsi del tradimento.
Non tutto, però, va come previsto.
Atena, inaspettatamente, dopo una furiosa battaglia tra Zeus e Kratos che sta volgendo a sfavore del Padre degli Dèi, si sacrifica per salvare Zeus: senza di lui l’Età degli Dei dell’Olimpo avrebbe fine.
Tale evento era da impedire ad ogni costo. Gli Dèi non potevano essere dimenticati.

E questo diviene, infine, lo scopo ultimo di Kratos: alleatosi con i Titani, vuole porre fine a quest’epoca e distruggere tutti gli dèi, coloro che intrappolano i mortali in un giogo di sottomissione e devozione. Prima di soccombere Atena rivela a Kratos che Zeus è davvero suo padre e che voleva eliminarlo per non essere ucciso dal figlio, così come, nella catena divina di predestinazione, Zeus fece con Crono e come a sua volta Crono fece con Urano. Nelle battute finali della seconda avventura di Kratos, che ora ha il potere di manipolare il tempo, lo spartano compie l'impossibile: abbatte lo spazio ed il tempo.
Kratos ritorna indietro nel passato fino al momento esatto in cui i Titani stanno per essere sconfitti dagli dèi, salvandoli dal loro esilio negli Inferi, e li trasporta nel presente dove si preparano ad attaccare Zeus e gli dèi, in un finale mitologico con un climax unico che vede i Titani scalare nientemeno che il monte Olimpo comandati da un furioso Kratos.

« Ti aiuteremo a sconfiggere Zeus. Morire è fuggire, Kratos. Tu sei un guerriero di Sparta, non un codardo. Solo i codardi accettano la morte. »
Gaia


La scalata dell’Olimpo è solo il primo passo verso una rivincita attesa a lungo, fin dalla prima intromissione divina, quando Callisto, la sua amorevole madre, lo coccolava assieme al fratello Deimos.
Ora Kratos è diventato ciò che Ares voleva: un guerriero privo di qualunque scrupolo, il cui unico obiettivo è la vendetta e il cui unico desiderio è quello di far scorrere del sangue divino.
In lui, ormai, si è persa ogni parvenza di umanità. Non vi è più una giustificazione nelle terribili azioni del Fantasma di Sparta: non lo fa per un bene superiore e non lo fa per ottenere giustizia, la sua rabbia sovrasta qualsiasi altra cosa e qualsiasi motivazione. La rabbia contro gli Olimpici.
Atena alimenta questa fiamma divoratrice: morendo e continuando a vivere in una forma eterea, vede nella morte di Zeus e nella fine dell’Olimpo l’unico modo per restituire speranza all’umanità e per renderla davvero libera dal dominio delle creature divine.
Per raggiungere tale obiettivo è fondamentale però riottenere il potere dal Vaso di Pandora, che non è andato distrutto dopo l'utilizzo contro Ares ma è ancora custodito dall'Olimpo.
Stavolta Kratos avrebbe usato nuovamente il potere del vaso, ma per uccidere Zeus.

Per aprirlo però serve trovare la chiave: Pandora.
Pandora nella mitologia greca è la prima donna creata per punire l'umanità, per ordine di Zeus.
Zeus ordinò a Efesto di costruire una donna bellissima, la prima del genere umano, Pandora, alla quale gli dei del vento infusero lo spirito vitale e tutte le dee dell'Olimpo la dotarono di doni meravigliosi. Il mito di Pandora è chiaramente rivisitato, ma conserva ancora le radici elleniche, riprenderemo alla fine questo aspetto.


La terza avventura di Kratos è l'ennesimo sipario che si apre su una avventura ricca di miti classici pesantemente rielaborati, da Ercole al Vello d'oro, da il Labirinto di Minosse alle Ali di Icaro.
In questo terzo capitolo Kratos elimina i più importanti ed iconici rappresentati divini. Nessuno riesce ad opporsi alla furia spartana, cadono Era, Afrodite, Ade, Ermes, Elio, Poseidone, Crono, I Titani e molti altri personaggi ed eroi classici. Kratos è un dèicida, nessuna divinità maggiore la scampa, nessuno. Nonostante ogni nuova morte divina scateni sul mondo una piaga, Kratos non accenna a fermarsi, consumato da un odio inarrestabile.
Kratos viaggia in vari luoghi, guidato da Atena, per trovare la chiave per aprire il Vaso di Pandora, scoprendo che è Pandora stessa la chiave e che solo lei può placare la Fiamma dell'Olimpo. Dopo aver ucciso sia Efesto che Crono, Kratos si dirige dove è tenuta Pandora, il Labirinto. L’incontro con la creatura di Efesto, tuttavia, provoca un turbamento nell’animo di Kratos. Ha inizio dentro di lui un cambiamento lento ma radicale. Kratos rivede in lei la figlia Calliope e risveglia qualcosa simile ad un istinto paterno: il Fantasma di Sparta scopre che può ancora provare emozioni.
Davanti alla Fiamma dell’Olimpo, la barriera divina che si frappone e protegge il Vaso di Pandora, Kratos ha un ripensamento: non vuole più sacrificare la giovane Pandora, così come ha fatto con Calliope, anche se allora non dipese direttamente dalla sua volontà. Egli non vuole commettere di nuovo un peccato così grave, che peserà ancora sulla propria coscienza, per ottenere la propria vendetta. Deve esserci un altro modo.
L’incrollabile forza di volontà di Pandora, tuttavia, rende inevitabile tale avvenimento, ella si sacrifica  per permettere la vendetta allo spartano.



Il Vaso è dunque aperto e rivela il suo segreto, ma è solo un irriverente scherzo… Il vaso di Pandora è vuoto.
Il sacrificio di Pandora è dunque stato vano?
Ma lo scontro finale tra Kratos e il Dio Zeus ha comunque inizio.
Com’è logico aspettarsi, lo scontro è feroce e sanguinario e dopo una prima parvenza di vittoria da parte di Kratos, il Re dell’Olimpo ha il sopravvento e il nostro protagonista inizia a cadere sotto i poderosi colpi del Dio che lo attacca insidiandosi nella sua psiche.
Kratos, privato dei suoi poteri divini, è ora ridotto ad un misero umano, pare arrendersi all'evidente superiorità di Zeus e solo dopo aver toccato il fondo e sondato le sua paure avviene la rivoluzione: qui il cambiamento iniziato con l’apertura del Vaso di Pandora, nel primo capitolo, e che si è risvegliato con l’incontro di Pandora infine si attua. Kratos deve inevitabilmente affrontare i suoi demoni interiori ed i suoi rimpianti: deve accettare che la morte dell'amata moglie e figlia, è avvenuta esclusivamente per mano sua. Deve accettare che anche la stessa Atena è morta per placare la sua inarrestabile sete di vendetta e che Pandora si è sacrificata per lo stesso motivo.


Una forza infinita, inarrestabile e totalmente umana, sorge dall’ultimo da cui ci si potrebbe aspettare tale potere: Kratos, il Fantasma di Sparta. Un potere con cui nemmeno un Dio può competere, un potere vasto che mina le colonne stesse dell'Olimpo che finalmente, liberato dal peso di rabbia e vendetta, si scatena in tutta la sua deflagrante potenza. Tale potere è la Speranza.
Nell'originale greco Mito di Pandora è Pandora che, incuriosita, disobbedì a Zeus, aprendo il vaso. Da esso uscirono gli spiriti maligni che erano i mali del mondo: la vecchiaia, la gelosia, la malattia, la pazzia ed il vizio, che si abbatterono sull'umanità. Fino ad allora, ai mortali erano stati concessi tanti doni dalle divinità dell'Olimpo, ed erano stati risparmiati da tali flagelli.     
Quindi non fu Kratos ad aprire il vaso, nel mito ellenico, giusto per il dovere di cronaca.
Sul fondo del vaso però, vi rimase solo la speranza, che non fece in tempo ad allontanarsi prima che il vaso venisse chiuso nuovamente. 
Prima di questo momento, l'umanità aveva vissuto libera da mali, fatiche o preoccupazioni di sorta, e gli uomini erano, così come gli Dèi, immortali. Dopo l'apertura del vaso, il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale, simile ad un deserto. Finché Pandora lo aprì nuovamente per far uscire anche la speranza, l'ultima a morire, ed il mondo riprese lentamente a vivere.
Questo aspetto, straordinario, ricollega il Mito stesso al climax della saga del terzo capitolo dei Santa Monica.


A questo punto Zeus muore sotto la furia dei colpi di Kratos e la battaglia del pantheon ha finalmente fine. Rimane tuttavia da fare un ultimo, necessario, passaggio a degna conclusione della storia.
Atena pretende il “tesoro” del Vaso di Pandora.
La Dea spiega allo spartano che quando Zeus sigillò i mali del mondo all'interno del Vaso, temendo ciò che sarebbe potuto accadere qualora questo venisse aperto, lei mise il suo stesso potere, (sottoforma di Speranza), all'interno del Vaso di Pandora. A questo punto, Atena ed il giocatore comprendono il twisted plot di God of War, che riteniamo assai interessante.
Quando Kratos aprì il Vaso di Pandora per la prima volta, per sconfiggere Ares il "precedente" Dio della Guerra, i mali fuggirono dal vaso e infettarono gli stessi Dèi, corrompendoli.
Perfino Zeus non riuscì a resistere a questo potere. Questo spiega anche l'indole malvagia delle divinità Olimpiche, straordinariamente agguerrite e determinate ad uccidere lo spartano.
Kratos però fu dotato della speranza, persa col passare del tempo a causa dei suoi incubi e misfatti.

Tutto, infine, riacquista un senso compiuto.
Atena, così come Zeus, Ares e Gaia prima di lei, brama il potere divino che le permetterebbe di prendere posto sul Trono dell’Olimpo e soggiogare nuovamente l’umanità e il creato sotto il suo volere "divino".
Le stesse parole della Dea della Sapienza, chiariscono l’origine della forza che ha permesso la vittoria del protagonista: la Speranza, da molto sopita nell’animo dello spartano, schiacciata dall’immenso desiderio di vendetta e dagli inguaribili rimpianti.
La speranza quando Kratos aveva aperto il vaso si era insediata dentro lo spartano a sua insaputa e lo aveva liberato dal gioco divino degli olimpici, anzi lo aveva corrotto a sua volta ma con un bene infinito. La speranza di redimere i suoi crimini, la speranza di dimenticare ciò che aveva fatto, la speranza di liberarsi dal volere degli dèi.
E' interessante notare anche un'ulteriore rilettura: Gli antichi dei ritenevano la stessa "Speranza" un male. Una forza in grado di minare il loro volere e il loro potere divino, se questa si fosse insediata negli animi dei mortali. "La speranza di svincolarsi dal giogo divino"  

Quindi rinchiusero questa "entità" assieme ad altre piaghe. Ritenendola una minaccia.

Ora però, era giunto il momento della decisione finale di Kratos: lasciare tutto il potere ad Atena, della della caccia e della saggezza, o tenerselo per sé?
Kratos sceglie di percorrere la terza via: trafiggendosi con la Spada di Zeus, in un ultimo disperato gesto di libertà. Placando per sempre la sua sete di vendetta. Questa tragica decisione, e le sue ultime parole, testimoniano il fatto che lo spartano non è ancora riuscito a perdonarsi per ciò che ha commesso. Per ciò che gli ha marchiato la pelle e l'animo a vita, per ciò che l'ha reso tristemente noto "Fantasma di Sparta".
Eppure con tale gesto, Kratos muore da eroe: gli Dei dell’Olimpo e i Titani sono stati annientati, il loro potere è stato sradicato e ora viene donato all’umanità.

Il Mondo, senza nessuna guida divina, è in completa rovina, colpito da cataclismi, terremoti e diluvi che spazzano i continenti e polverizzano le città della Grecia antica. Gli uomini, tuttavia, riusciranno a ripartire da zero…Grazie alla Speranza.
Kratos, forse, non ha raggiunto la tanta agognata libertà, ma ha donato all’umanità un futuro libero. Libero dagli dèi. Libero dal volere di Dio. Libero.

E il cerchio si chiude, quantomeno...con gli Olimpici.






“Nell’oscurità, i fuochi della speranza ci renderanno liberi”


cit. Pandora

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1 Commenti

  1. A me il personaggio di Kratos è sempre piaciuto non solo per la caratteristica che tutti gli affibbino: la perenne rabbia.
    Perché purtroppo viene ricordato soprattutto per quello! E invece c'è davvero molto altro dietro! C'è innanzitutto un personaggio che, per quanto acquisisca poteri divini e rivaleggi con esseri più otenti di lui, rimane sempre in larga parte profondamente umano, non a caso il motore che lo porta al 99% delle sue scelte è la semplice vendetta (gow3), emozione appunto che più umana non ce n'è.
    Però, al di là delle vicende tramistiche, al di là di quanto io sia profondamente legato a questa serie (magari non sono action eccellenti quant i colleghi giapponesi, seppur ottimi, ma sono dei giganti videoludici almeno i 3 capitoli main) mi ritrovo a dover dire che narrativamente (e appunto in relazione al personaggio di Kratos) è stato un pò un calando di qualità.
    La cosiddetta 'trama' del primo gioco, così come la caratterizzazione di Kratos (ho i brividi solo a ripenare alla famosa scena della mattanza della sua stessa famiglia), erano davvero magnifiche, così come la disputa con Ares ed il finale. Con il 2 abbiamo un personaggio già ben definito e la trama funziona ancora bene, mentre già con il 3 ho avvertito una certa stanchezza (appunto nulla ai livelli eccellenti del primo eccezionale capitolo). Preferisco non parlare della ''''trama'''' dell'Ascension che reputo un capitolo davvero inutile (ad eccezione di qualche novità interessante sul gameplay). Insomma nel tempo, e per motivi fisiologici, qualcosa si è incrinata e l'impressione era che davvero la saga non avesse più nulla da dire (conta comunque ben 6 titoli.. non poco per ritenersi soddisfatti anche così!).
    Ed ecco che ho una enorme curiosità per God of War su ps4: innanzitutto perché pare vogliano mostrare un lato ancora più umano del buon vecchio Kratos (umano si, spero non eccessivamente amorevole nei confronti del figlio altrimenti mi verrebbero i brividi in senso negativo, dato che God of War è altro). Kratos nel complesso è sempre stato un personaggio interessante (e senza alcun dubbio un'icona videoludica alla pari del vecchio Dante/ Crash ecc), vedremo cosa avrà da dire in un nuovo settng (mitologia norrena) che per me è ispiratissimo, alla pari con il setting ellenico (sfruttato magnificamente in questa saga dai ragazzi di Santa Monica)

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