SHENMUE III: The Art of Wude


Al festoso ed atemporale carrozzone di GMC, si unisce una splendida e rocciosa analisi di Shenmue III a cura di Mario "Aio" Morandi, retrogamer d'eccezione, fedelissimo di Yu Suzuki, ma non per questo non in possesso del sacro Wude, e dunque, videogiocatore attento. Ospitiamo con molto piacere questa ricca analisi, contraddistinguendoci come sempre rispetto a chi i giochi li sente, non semplicemente li recensisce.

Buona lettura.



A più di quattro anni di distanza dall’annuncio tellurico sul palco dell’E3, siamo arrivati al momento della verità per il seguito videoludico più a lungo atteso della storia, reso possibile dall’avvento del crowdfunding, oggi sempre più presente anche come importante supporto di marketing e indagine di mercato per produzioni altrimenti considerate a rischio perdita. Negli anni precedenti si era discusso parecchio su come la serie potesse proseguire. Forse con un anime o un manga, un film, magari… ma la natura di Shenmue è quella del videogioco, e tale deve rimanere. E così, come un fulmine a ciel sereno, arrivò il Kickstarter, ma non solo: nel 2018 vengono annunciate le preziose HD remaster dei primi due capitoli (prima della loro esistenza il primo Shenmue esisteva solo su Dreamcast, il secondo invece anche su Xbox), utili a dare senso e solidità alla prosecuzione della serie. Una serie che resta fedele al planning originario, che consta di ben undici capitoli. Ma non strabuzzate troppo gli occhi: il primo Shenmue narra effettivamente un solo capitolo, ma non è così per il secondo, che ne incorpora almeno tre, e a quanto pare il terzo ne racconta un paio. Siamo arrivati dunque più o meno a metà della storia così come era stata concepita, e se ne volete sapere di più vi consiglio caldamente questa bellissima conferenza a base di slide della durata di un’ora presentata in tempi non sospetti (GDC 2014)



Yu Suzuki ignora bellamente due generazioni videoludiche e tutti i nuovi standard che hanno settato per ridare vita con il suo team Ys Net e l’aiuto di Shibuya Productions ad uno dei videogiochi d’avventura che più ha segnato chi ne aveva fatto esperienza nei primi anni Duemila. Shenmue ritorna, e su due punti la stampa specializzata mondiale è concorde: primo, è come se il tempo si fosse fermato e quei diciotto anni di assenza ci sembrano stranamente diciotto mesi. Secondo, nonostante l’aspetto tecnico non certo in linea con le produzioni attuali, Shenmue III in diversi momenti lascia quasi a bocca aperta il giocatore durante il suo girovagare per la Cina rurale - e non - di fine anni Ottanta.

In più di un’occasione avrete solo voglia di fermarvi a contemplare il paesaggio circostante





L’Unreal Engine 4 viene sfruttato per bene in tutte le sue varie dinamiche ambientali (luci, ciclo giorno/notte, condizioni atmosferiche, corpi d’acqua), dando vita a un mondo virtuale sì stilizzato, ma comunque credibile e soprattutto molto curato esteticamente. Purtroppo sia su PS4 Pro che su PC l’ottimizzazione è qualcosa che si fa desiderare almeno come quanto questo seguito. Su PS4 migliora qualcosina se il sistema viene impostato a 1080p, ma posso davvero dire che Shenmue III è davvero un bel vedere che supera le aspettative con lo speciale upscaling in 4K della console Sony, da preferire nettamente a fronte di uno scarto trascurabile nel framerate (sempre e comunque variabile). Naturalmente l’upgrade tecnologico rispetto ai capitoli originari usciti su Dreamcast - e alle loro recenti riedizioni restaurate - è comunque apprezzabile, per quanto ogni elemento dell’esperienza resti assolutamente fedele a ciò che fu, dando una piacevole sensazione di deja vu migliorativo.

Con il grilletto sinistro si può zoomare gradualmente fino ad arrivare alla visuale in prima persona. In questo modo è anche possibile rendersi conto del dettaglio grafico generale, addirittura sopra alle aspettative (screenshot in 4K)






Tra le poche aggiunte significative al gameplay la più eclatante è quella che ha infastidito diversi giocatori, ossia il continuo consumo di energia da parte di Ryo. Diventa quindi necessario avere del cibo nel proprio inventario per sfamarsi nel momento in cui l’indicatore della salute arriva al minimo, pena la mancata possibilità di correre. In realtà poi questo si ricaricherà in breve tempo fino a tre punti, permettendoci di fare un ulteriore scatto di qualche secondo, per poi esaurire la corsa al raggiungimento del valore minimo. Non è particolarmente stressante in realtà, inoltre tale dinamica riesce a dare un senso a questa sorta di simulazione di vita in cui ci si guadagna da vivere con qualche lavoretto per poi comprare anche beni di prima necessità, come cibo, bevande, pergamene con mosse letali…

Se non vi emozionate nel guardare questo video potete abbandonare l’idea di giocare a Shenmue III. Giusto, ricordiamo un po’ il setting: il ragazzo ha il vizio di menare le mani, ed è arrivato dal Giappone fino alla remota provincia cinese di Guilin spinto da un desiderio di vendetta. Se non avete giocato i primi due capitoli, Shenmue III vi fornisce un riassuntino di qualche minuto di quanto successo a Ryo in precedenza, diciamo il minimo sindacale per capire qualche riferimento e flash back, che però inaspettatamente sono ben pochi. Shenmue III è quindi un gioco che potrebbe perfino essere giocato per primo, potenzialmente in grado di spingere alcuni giocatori a recuperare Shenmue I & II HD Remaster.

Allenarsi di fronte a questi trespoli sarà fondamentale per potenziare il proprio livello di kung fu. Lasciate stare i livelli di difficoltà sopra il normal, sono tarati per una seconda run in cui Ryo è già ben potenziato




The story goes on”, dunque, ma non finisce qui, ancora no. Dunque spariamo a zero su ciò che non solo poteva, ma avrebbe davvero dovuto essere migliore: già si sapeva infatti che Shenmue III non sarebbe stato il capitolo finale della serie, quindi sarebbe stato lecito aspettarsi, diciamo, per la felicità dei fan e per il bene della serie stessa che questo capitolo...

- portasse il combat system a un nuovo livello di profondità: invece lo fa molto parzialmente, ma la cosa peggiore è che ce ne sono davvero troppo pochi! I combattimenti story-driven hanno un pathos e un numero inferiore perfino rispetto al piuttosto breve primo capitolo.

- tornasse con QTE ancora più appassionanti: sono purtroppo una cocentissima delusione. Se nei primi due capitoli il giocatore aveva la possibilità di sbagliare una, due o tre volte a seconda delle situazioni, in Shenmue III siamo di fronte a un semplice “memory event”, dal momento che il tempo necessario per la pressione del tasto è sempre talmente limitato che ci si riduce a imparare la sequenza di tasti per fare prima (chiaro, la sequenza di tasti da premere resta sempre la stessa!). Anche qui, di QTE ce ne sono comunque ben pochi e non così memorabili.

- avesse una fase finale con un crescendo di emozioni, di rivelazioni, di accadimenti significativi: macché. A questo punto casca davvero il palco, viene tirato via il tappeto da sotto i piedi, completamente. Rimani di sasso quando scorrono i titoli di coda. Se l’internet è imploso per via dell’ultima stagione di Games of Thrones rushata, non saprei davvero cosa sarebbe successo se quella stagione fosse stata narrata con gli standard della fase finale di Shenmue III (che poi dura un’oretta scarsa e non sette ma vabbe’, dettagli). Roba che non sai se ridere o bestemmiare. Nel dubbio inizi un New Game Plus dal villaggio di Bailu o da Niaowu con tutta l’esperienza, armi e bagagli per far finta che non sia ancora finito.

La fase finale è una chiavica.

Non scherzo, ed è grave la cosa. Posso fare una petizione per rifare il finale di Shenmue III? No, eh.

Certo, un po’ di amarezza viene quando trovi degli elementi di gioco peggiorati rispetto ai primi capitoli...ma poi cammini sotto un cielo stellato da paura e ti ritornano gli occhi a cuoricino.

Si potrebbe anche criticare lo schema narrativo che si ripete, tendenzialmente uguale a se stesso nei vari step, sia in Guilin che in Niaowu: fai un’indagine, cerchi dei malviventi, li trovi, però devi batterli, per batterli ti servirà un aiuto, li sconfiggi… E infine perché non puntare il dito anche verso la pochezza di inventiva nel bloccare l’esplorazione del giocatore in certi frangenti (per esempio: suppongo che debba andare in fondo alla via per trovare un negozio buddista in cui proseguire la mia indagine - non posso proseguire, devo prima necessariamente chiedere nel negozio buddista che si trova nei paraggi… yuck). Benissimo, direi che ci siamo tolti tutti i sassolini (e i macigni) dalle scarpe.

I dialoghi tra Ryo e Shenhua sono sempre dannatamente adorabili. 
Specie nella prima parte, rincasando..

Ok, magari possiamo pensare che rispetto ai tempi di AM2 oggi ci ritroviamo con uno Yu Suzuki privo del supporto di tanti altri veterani del videogioco di casa Sega. Quello che è stato realmente potenziato rispetto al passato oltre all’aspetto tecnico è infatti la cura ancora più certosina verso piccoli dettagli, sfumature nella direzione e nella scrittura dei dialoghi, la ricerca estetica in generale (non dimentichiamo che Suzuki-san dipinge ed espone le sue opere in gallerie d’arte).
Lo sforzo produttivo si concentra tutto nel farti vivere le giornate di Ryo Hazuki, giovane giapponese sperduto in Cina, con l’affetto silenzioso e non dichiarato di Shenhua e, diamine, è bellissimo tutto ciò. È per questo che il gioco diventa ben presto coinvolgente e merita il tempo anche di un giocatore alle prese con le modernità del videogioco attuale. Probabilmente proprio perché ci rema contro, ed è abbastanza singolare constatare che di giochi 3D free roaming in cui il giocatore è libero di parlare con ogni NPC, il quale ha una parvenza di vita alle spalle, chiede qualcosa di te o racconta qualcosa di sé e del suo posto, non se ne siano visti poi molti da Shenmue II in poi. È quindi un gioco slice of life, un simulatore di film di Bruce Lee e di contemplazione zen, un virtual touring tra i picchi dello Guangxi Zhuang, nonché un viaggio nel tempo in un mondo senza internet e i cellulari. Sì, perché se in Shenmue III ci sono le schede telefoniche da comprare, un motivo bellissimo per farlo c’è di sicuro.



Un breve assaggio di quello che Shenmue III riesce a suscitare nell’insieme

E quindi ci sono quelle miriadi di piccole cose belle e delicate che non si possono dire, altrimenti come fai a godertele con la sorpresa e la meraviglia negli occhi? In definitiva vale davvero la corsa, specie quando il prezzo del biglietto si abbasserà, forse prima su PS4 che su Epic Game Store, senza contare che a fine 2020 arriverà su Steam e sarà dato in pasto ai saldi prima di subito.
Yu Suzuki ha fatto trenta, ma non trentuno. La doccia fredda della terribile e deludente fase finale ha solo un risvolto positivo, quello di evitare di farci struggere per l’attesa dell’annuncio di un nuovo capitolo di Shenmue. Facciamocelo bastare, questo terzo gioco: è già tantissimo che sia riuscito ad uscire.
Di MARIO "AIO" MORANDI

Posta un commento

1 Commenti

Emoji
(y)
:)
:(
hihi
:-)
:D
=D
:-d
;(
;-(
@-)
:P
:o
:>)
(o)
:p
(p)
:-s
(m)
8-)
:-t
:-b
b-(
:-#
=p~
x-)
(k)