Prima di cominciare la mia trattazione, vorrei prendermi la libertà di buttare giù un breve antefatto di natura personale, in quanto penso che la saga di DOOM sia l’unica serie così tanto spalmata dentro di me. I due classici sono stati il mio primo gioco su PC intorno ai... sette anni?
Incredibile come le date inizino a confondersi più passa il tempo, ma resta il fatto che fu un fulmine a ciel sereno e divenne presto una vera e propria fissazione. Anni dopo (facciamo 15 anni dopo) riaffrontai i capitoli classici con alcune mod, che ne rivoluzionavano il ritmo e anche un po’ tutte le armi, il comportamento dei nemici e la difficoltà, per molte, molte ore.
Completai anche Doom III ma a distanza dalla sua pubblicazione: un’atmosfera intrigante, tecnicamente superlativo (sono stati scritti persino articoli sulla “bellezza” della sua programmazione), ma anche un ritmo che aveva un mazzo di cinque carte e giocava con una mano da otto.
Da qualche parte, forse nella mia cantina in Italia, c’è ancora la cartuccia di Doom 64 originale. Un gioco che lego sinestesicamente a un giorno d’estate grigio e all’odore di vernice fresca, poiché quando lo stavo affrontando mio padre stava imbiancando casa.
Niente è più significativo della titolazione stessa di DOOM: Destino. È il destino che ci guida. |
Quando arrivò DOOM (2016) stavo lavorando in Canada e non avrei avuto la possibilità di giocarlo su portatile. Decisi tuttavia di acquistare la mia primissima edizione limitata di un videogioco, con tanto di statuetta del Revenant (che dovetti pure cambiare, perché un cannoncino era tutto piegato...) facendola arrivare direttamente in Italia. La demo, affrontata su PS4 grazie a un collega olandese, mi entusiasmò come non accadeva da anni e la mia attesa venne ripagata quando tornai nella mia terra nativa potendolo finalmente affrontare con calma e con grandissimo piacere. Naturalmente tutta questa manfrina non serve a legittimare le impressioni che scriverò di seguito, come una specie di distintivo da “vero fan”, ma solo un modo per insaporire quella che sarebbe altrimenti una recensione abbastanza terra terra e senza troppi fronzoli. Ah giusto, la recensione! In seguito ai saldi estivi ho deciso di farmi un regalo (scuola Dale Cooper) e recuperare l’ultimo capitolo DOOM Eternal su PC per poi affrontarlo e terminarlo a difficoltà Ultra-Violence. Ad ogni modo, cominciamo!
Inutile negarlo: le primissime ore con Doom Eternal per me sono state un'epifania di azione veloce, effetti sonori e colonna sonora belli croccanti, armi ancora "deppiù" e livelli stuzzicanti tutti da esplorare per raccogliere tutti i segreti e notare tutti i dettagli grafici. Le novità portate dal titolo, come le meccaniche di movimento o quelle offensive, trovo siano state giustificate in pieno all'interno dell'azione di gioco in quanto, soprattutto se affrontato a difficoltà alte, sono praticamente indispensabili per avere qualche possibilità (forse giusto il rampino del fucile a doppia canna si arrampica un poco sugli specchi per giustificarsi). Un altro elemento che salta subito all’occhio è uno stemperamento dei toni in generale, tradito volutamente anche da alcune espressioni miste tra il comico e il terrorizzato dei nostri nemici poco prima di essere sconfitti in corpo a corpo. La prospettiva di trovare nuovi tipi di collezionabili e sfide secondarie all'interno dei livelli, unita alla consapevolezza che ci saranno nuove armi e nuovi nemici in futuro, è un ottimo incentivo alla curiosità e mi ha trascinato appassionatamente nelle prime ore. I nuovi ambienti in cui il gioco ci catapulta, inoltre, sono in principio tanto vari quanto belli da vedere. Tra le fila nemiche figurano sia vecchie conoscenze che nuove leve infernali e i due gruppi non sfigurano affatto l’uno accanto all’altro (peccato solo che il gioco voglia indicarti subito i loro punti deboli a prescindere dalla difficoltà). Se tutta l'esperienza fosse stata così DOOM Eternal sarebbe un gioco praticamente perfetto, ma ad una certa la prospettiva sfuma in quanto i nemici e le armi nuove tutte da scoprire si esauriscono (così come la varietà dei livelli). Parte quindi la fase che mette a dura prova la nostra fruttosa relazione...
L’idea di paragonare DOOM Eternal all'equivalente di un rapporto amoroso mi è venuta da sé mentre scrivevo, abbandonarla ora non avrebbe senso e quindi continuiamo così!
Purtroppo non appena le novità di DOOM Eternal si esauriscono, il ritmo del titolo comincia a cedere, quasi si dimentica degli strumenti usati fino a quel momento per scandire un giocato che potesse restare accattivante e dà pure un paio di calci nelle palle fortissimi alle sue stesse regole. Come? Per esempio decidendo di disseminare le mappe di molte più risorse di quelle necessarie per portare al massimo le varie sezioni vagamente-ente-ente “di ruolo” del nostro Doomslayer, auto-inflazionando gli oggetti collezionabili usati in questo senso e quindi facendo vacillare, se non crollare, l’intera economia che nella prima parte aveva fatto ponderare il giocatore su quali scelte prioritarizzare. E quindi tutto è uguale (e ricade un poco nella noia e nello scontato), perché tutto può essere ottenuto.
Eleganza della mattanza, adrenalina che scorre potente ed inarrestabile, potenza assoluta, è DOOM non vi è alcun dubbio. |
Dal punto di vista tecnico questo titolo è una bestia di razza. | |
LORE J’ADORE (PAS)
Dalla passata conferenza di Bethesda l’intenzione di rendere DOOM un cosiddetto “universe” era stata una volontà dichiarata in modo piuttosto chiaro. Quello che non era chiaro è che in certi livelli avremmo raccolto dei file di testo ogni 10 metri, tanto per il piacere di interrompere potenzialmente il ritmo e leggere frammenti di una storia che, per quanto mi riguarda, lascia davvero il tempo che trova, anche se riesce ad inquadrare un poco di più la figura di Doomguy in una maniera vagamente interessante ma, inevitabilmente, superflua. Chi ha mai avuto bisogno di sapere chi fosse esattamente Doomguy per rilanciare una wad?
CONCLUSIONI
È strano per me essere costretto a formulare un giudizio su questo gioco, in quanto Doom Eternal decolla fin dalle prima battute e procede organicamente molto bene, però progressivamente finisce per lasciare per strada un po’ tutto quello che lo stava rendendo qualcosa di veramente memorabile da affrontare e sconfiggere. Quando raggiungiamo indicativamente i 3/4 del gioco, ecco che emerge una stanchezza di game-design realmente inaspettata. Anche il boss finale, irrinunciabile nei titoli di questa natura, mi è sembrato poco ispirato artisticamente e molto dipendente da una meccanica che, anche qui, se reiterata così tanto smette di essere appunto “speciale”. Evito ulteriori spoiler volutamente, tuttavia mi è sembrato uno scontro decisamente sottotono. Spero infine che i DLC futuri che sono naturalmente in programma siano realizzati con cura, sviluppaondo nuove idee interessanti sia per quello che concerne le schiere nemiche che l'ambientazione. Se così dovesse essere, faranno parte sicuramente dei miei prossimi acquisti. Non mi sento di sconsigliare DOOM Eternal, anche solo per riprovare la brezza di affrontare i primi livelli specialmente da chi ha apprezzato il precedente, merita senza dubbio di essere provato. Sconsiglio il prezzo pieno, mentre caldeggio l'acquisto a metà prezzo, magari durante i famosi saldi stagionali magari (non la deluxe-edition, per non rischiare con i DLC futuri e inoltre così vi avvicinate al prezzo pieno della versione standard). Questa breve analisi è stata scritta nell’Agosto del 2020, per cui i prezzi inevitabilmente caleranno. In definitiva, per quanto mi riguarda, DOOM Eternal anelava essere l’amore sempiterno di un vita ma ad una certa, perde un po’di smalto nella nostra relazione, e si rivela essere il classico stronzo che non si cura molto di voi.
Qual è stata invece la vostra esperienza?
VOTO: Tu non sei la mia mamma/10
Grandpà Theobald
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